Un’inchiesta esclusiva del Fatto quotidiano e del Bureau of Investigative Journalism (Tbij) svela come il contenuto di nicotina in ogni stick Iqos è 8 volte superiore a quanto dichiarato (0,5 mg) da Philip Morris
Philip Morris dichiara che in uno stick della Iqos ci sono 0,5 mg di nicotina, un contenuto molto più basso della realtà: secondo l’inchiesta condotta dal Fatto quotidiano e il Bureau of Investigative Journalism (Tbij) la concentrazione sarebbe 8 volte più alta.
In Italia si stima che siano due milioni i consumatori del famoso dispositivo a tabacco riscaldato, 20 milioni in tutto il mondo, che copre il 2,5% di tutti i prodotti a base di tabacco.
Ma quanta nicotina c’è nella Iqos? Partiamo dal considerare che, secondo Tbij, consorzio indipendente di giornalisti con sede a Londra, non c’è ancora una metodologia standardizzata a livello internazionale per analizzare quali sostanze contenga e in che quantità siano presenti in queste sigarette elettroniche. Va anche ricordato che in media una sigaretta tradizionale contiene tra 7,5 e 13,4 milligrammi di nicotina, secondo i test effettuati presso la Penn State University. Una Marlboro rossa contiene 10,9 mg di nicotina.
“Nella Iqos 4,1 mg di nicotina e non 0,5”
E nelle sigarette elettroniche a tabacco riscaldato quanta nicotina c’è? Scrive il Fatto quotidiano: “Su richiesta del Tbij, i ricercatori di Unisanté, il Centro di salute pubblica in Svizzera, hanno condotto i test necessari per determinare la nicotina contenuta negli Heet stick. I risultati rivelano che ogni stick contiene 4,1 mg di nicotina, cioè 8 volte di più di quanto Philip Morris dichiara ai propri consumatori. Il quantitativo di 0,5 mg indicato dalla multinazionale delle sigarette deriva dalle loro stesse analisi ottenute utilizzando però una versione modificata del cosiddetto Iso régime, uno dei metodi che si usa per misurare le sostanze presenti nel fumo da sigaretta. Così – concludono – il dato di 0,5 mg si riferisce a quanta nicotina si respira inalando l’aerosol di Iqos e non a quella contenuta nello stick”.
Non tutta la nicotina contenuta nello stick di tabacco finisce nell’aerosol che inaliamo, precisano Laura Margottini e Matthew Chapman i giornalisti che hanno condotto l’inchiesta pubblicata sul Fatto quotidiano: “Quindi dire che 0,5 mg è la nicotina nello stick induce a pensare che quella respirata sia ancora meno. Inoltre, il metodo Iso è fortemente criticato dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms), perché sottostima la quantità di sostanze rilasciate nell’areosol”.
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Philip Morris conferma: “4,6 mg in ogni Heet stick ma non confondere con aerosol”
Interpellata dal Tbij, Philip Morris “ha dapprima accusato l’organizzazione di confondere i valori di nicotina nell’aerosol con quelli dentro gli stick per poi aggiungere che anche i loro test hanno riscontrato fino a 4,6 mg di nicotina totale per ogni Heet stick. Philip Morris ha anche ammesso che Iqos crea dipendenza tanto quanto le sigarette tradizionali”.
Enrico Davoli, esperto di tabacco presso l’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, ha detto agli autori dell’inchiesta che i risultati ottenuti da Tbij sono coerenti con quelli emersi dalle più importanti ricerche internazionali. E ha aggiunto che l’affermazione della Philip Morris secondo cui gli Heet stick conterrebbero 0,5 mg di nicotina “non è corretta”.
Il Tbij ha evidenziato che le indicazioni sul contenuto di 0,5 mg di nicotina “vengono fornite anche dagli operatori delle live chat presenti sui siti ufficiali di Iqos in un campione di 11 nazioni in tutto il mondo. Solo gli operatori in Germania e in Austria hanno dichiarato che 0,5 mg si riferisce effettivamente alla nicotina respirata. Mentre in 9 Paesi, inclusa l’italia, gli addetti alle chat on line hanno erroneamente indicato che 0,5 mg sarebbe la quantità di nicotina nello stick”.
Gli studi presentati al ministero della Salute
Nel 2018, ricorda infine il Fatto quotidiano, Philip Morris ha chiesto al ministero della Salute italiano di valutare i propri studi sulla Iqos: “La revisione condotta dall’iIstituto superiore di sanità (Iss) ha concluso che ci sono 80 sostanze solo nell’aerosol di Iqos o in concentrazioni molto più elevate rispetto al fumo di sigaretta. Di esse, 4 sono classificate come cancerogene (ricordiamo lo studio dell’Alma mater di Bologna: “Accrescono rischio di cancro e di danni ai polmoni”); altre 8 potrebbero causare danni al Dna, con conseguenti tumori. L’Iss ha evidenziato che Philip Morris non ha fornito studi sul livello di dipendenza che Iqos può indurre, modalità invece prevista dalla legge italiana”.
Dipendenza che invece sembra esserci nei consumatori di Iqos. Roberto Boffi, responsabile del centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, ha detto a Tbij che alcuni dei loro pazienti “sembrano fumare di più con Iqos che con le sigarette tradizionali“, data l’alta concentrazione di nicotina nelle Iqos.