Greta Thunberg (e non solo): i giovani che difendono l’ambiente

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Cambiamenti climatici, fattori di rischio ambientali, depauperamento delle risorse naturali, sfruttamento intensivo, sono alla base del movimento ambientalista che coinvolge ogni anno migliaia di persone in tutto il mondo. Ma chi sono gli attivisti più rappresentativi, coloro la cui voce viene maggiormente ascoltata? 

Prima di dedicarci ai nomi e alle figure protagoniste nella lotta al cambiamento climatico dei giorni nostri, dobbiamo fare una premessa fondamentale. Gli attivisti per il clima non nascono nell’ultimo decennio, nè tantomeno nell’ultimo ventennio.

Gli studiosi che hanno speso parte della propria vita e della propria esperienza professionale ad analizzare cause e concause del cambiamento climatico e alla diffusione dei dati relativi, esistono da secoli. Ciò che ha portato alla ribalta, mai come negli ultimi anni, alcuni nomi e volti dell’attivismo sul tema, è dato dall’utilizzo di strumenti mediatici e di azioni di protesta che hanno consentito una maggiore sensibilizzazione sull’argomento.

Attenzione dunque a non confondere il tempo impegnato fino ad ora da decenni nello studio dei fattori legati al cambiamento climatico, contributo senza il quale non si avrebbero le competenze giunte fino ai giorni nostri, con il clamore mediatico che si sviluppa e gravita attorno all’attivismo sul clima.

La battaglia di Greta Thunberg

Acclamata e criticata allo stesso tempo, l’attivista per l’ambiente, Greta Thunberg, è sicuramente uno dei volti simbolo della battaglia contro le cause del cambiamento climatico di questi ultimi anni.

Determinata a dare il proprio contributo e a far sentire la propria voce sin dal periodo della scuola superiore, Greta ha dato il via al proprio impegno quando era ancora quindicenne. Volto contemporaneo della lotta contro lo sfruttamento della Terra, si fece notare con i famosi scioperi per il clima (Skolstrejk för klimatet), plurireplicati in tutto il mondo.

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Decisa a puntare il faro su un argomento troppo spesso messo ai margini dei tavoli di programmazione politica nazionali e internazionali. Greta Thunberg ha avuto il merito di portare all’attenzione del mondo la necessità di fornire risposte concrete, senza ulteriori attese, passando dai banchi di scuola alle partecipazioni ai maggiori incontri sul clima, in particolare alle riunioni organizzate dalle Nazioni Unite.

Nominata dalla rivista Time come persona dell’anno, è stata insignita di diversi premi e riconoscimenti, dal Fritt Ord Award al Right Livelihood Award, dall’Ambassador of Conscience Award al Nordic Council Environment Prize. Un impegno, quello di Greta Thunberg, che non si è mai fermato e continua ancora oggi.

Non solo Greta: i giovani attivisti che l’hanno preceduta

Seppure Greta Thunberg ha suscitato un clamore mediatico che in pochi possono dire di aver raggiunto, occorre specificare che non è stata la prima ad essersi spesa nell’impegno per la lotta contro il cambiamento climatico. Pensiamo ad esempio alla appena dodicenne Severn Cullis-Suzuki, che, nell’ormai lontano 1992, si recò al Summit delle Nazioni Unite, accompagnata da altre tre giovani attiviste e percorrendo migliaia di chilometri.

Ciò che rimase impresso dell’intervento della giovanissima Severn Cullis-Suzuki fu il contenuto del discorso della canadese, discorso in grado di mettere il silenzio al mondo per sei minuti. Cinquemila chilometri percorsi per ricordare ai potenti della Terra l’importanza di agire e di intervenire ponendo la pianificazione di misure per la lotta al cambiamento climatico in cima alla lista delle priorità dell’agenda politica mondiale.

Se Greta Thunberg ha dunque avuto il merito di fondare movimenti come Fridays For Future (venerdì per il futuro) tutt’ora fortemente impegnati, è pur vero che al suo pari vi sono associazioni che non hanno mai smesso di sposare la causa, come Extinction Rebellion, nato nel Regno Unito e diretto discendente di quello che viene ricordato come il movimento No Global, precedente alla sua nascita.

Disobbedire come forma di azione in grado di attirare l’attenzione dei Governi e delle Istituzioni, come avvenuto per le seguaci di Greta in Belgio, ossia Anuna De Wever e Kyra Gantois, fondatrici del movimento Youth for Climate. La risposta dei giovani e delle giovani belghe, in rapporto alla nascita del movimento, è stata di proporzioni particolarmente interessanti, con un’adesione passata dalle tremila persone durante la prima manifestazione a oltre trentacinquemila.

Molly Burhans, cattolica fervente e attivista impegnata

Torniamo all’analisi del panorama internazionale: tra le tante attiviste che si sono distinte negli ultimi anni, spicca il nome di Molly Burhans, cattolica e attivista insieme. Agire per Molly non è tanto protestare o creare clamore nelle piazze, quanto smuovere la comfort zone delle lobby, agendo secondo una precisa pressione politica.

Di professione cartografa, specializzata nella gestione del sistema Gis (Geographic information system), contenitore di un numero ingente di dati spaziali, ha già una specifica e strutturata formazione sul tema, che ha deciso di investire recandosi direttamente presso la Santa Sede e proponendo il suo progetto.

Per Burhans, la Chiesa, in quanto forza popolosa e diffusa in tutto il mondo, non poteva restare indietro nel contributo alla lotta contro il cambiamento climatico. Ecco perché, dopo averla definita una possibile forza ambientale globale, si è impegnata per porre l’attenzione sulle innumerevoli quantità di proprieta della Santa Sede sparse per il mondo e corrispondenti  – in numeri –  a circa ottanta milioni di ettari.

Da qui, l’importante considerazione materializzata davanti al Vaticano in un’idea concreta: mappare in maniera completa le proprietà della Santa Sede localizzate in tutto il Pianeta, per intervenire in maniera efficace e determinante nella conversione dell’utilizzo del territorio da” impatto del prendere” a “impatto del dare”. Possedere senza essere parte dello sfruttamento, possedere per rigenerare, possedere per restituire risorse ed elementi utili per il ripristino di condizioni ambientali favorevoli.

Il naturalista e attivista David Attenborough

Proseguiamo il nostro viaggio tra gli attivisti sul clima con il naturalista Davi Attenborough, universalmente apprezzato e amato senza tenere conto di fattori preferenziali come l’età o l’appartenenza geografica. Capace di costruirsi una credibilità solida e riconosciuta, compare nei documentari più importanti sul tema, uno fra tutti Life. Il suo modo di raccontare la necessità di un cambiamento nelle coscienze che possa dare vita a un’azione colletiva forte ha catturato e cattura tutt’oggi l’attenzione di generazioni diverse, ma unite da un obiettivo comune. Impatto dell’uomo sul pianeta, inquinamento ambientale sia marino che terrestre, compromissione della biodiversità, sono i cardini dei suoi interventi, mai banali e di grande impatto emotivo oltre che scientifico.

L’impegno oltre le proteste di Victoria Herrmann

Una vita professionale spesa per “comunicare” in maniera corretta ed efficace il cambiamento climatico, gli aspetti che lo caratterizzano, le cause, le possibili misure di intervento e ciò che ancora non si è fatto o c’è da fare. Victoria Herrmann, sociologa e geografa, si è da sempre contraddistinta per la sua capacità di utilizzare lo storytelling per diffondere informazioni specifiche, precise, verificate e verificabili, sul rischio che stiamo correndo con lo sfruttamento intensivo delle risorse e dell’ambiente in generale. Già inserita da Forbes nella classifica dei suoi “trenta” porta avanti una modalità differente di sensibilizzazione che parte dalla necessità di stabilire un contatto emotivo oltre che scientifico per raggiungere la coscienza collettiva. Protagonista per il National Geographic di un lavoro che ha visto la realizzazione di oltre trecentocinquanta interviste sul fenomeno del cambiamento climatico, è una voce e una penna che fa la differenza nel panorama internazionale.

La voce dall’Uganza di Vanessa Nakate

Attivista per la giustizia climatica, Vanessa Nakate – originaria dell’Uganda – ha scelto proprio il suo paese per dare il via a una protesta per il clima organizzata all’esterno dei luoghi pubblici di Kampala, la capitale. Era il 2019 quando Vanessa ha sentito di dover fare qualcosa di più rispetto alla noncuranza sul tema, in particolare dopo aver visto e verificato con i propri occhi le conseguenze del cambiamento climatico nelle zone vicine alla sua abitazione. Giovane e determinata, Vanessa Nakate è la fondatrice del movimento Youth for Future Africa che significa “I giovani per l’Africa del futuro”. Anche lei tra gli attivisti di rilievo degli ultimi anni, non poteva mancare alla COP25, che ha visto, tra i tanti,  anche l’intervento di Greta Thunberg nel dicembre 2019. Vittima di un gravissimo episodio di razzismo mediatico (la parte di foto in cui compariva insieme ad altri quattro attivisti bianchi ad opera dell’Associated Press era stata tagliata), ha denunciato pubblicamente con forza ciò che ha subito, commentandolo come un fatto che le ha fatto vivere sulla sua pelle, per la prima volta, il significato della parola razzismo. Nonostante l’Associated Press abbia cercato di rimediare con delle scuse pubbliche, il gesto di tagliare da una foto di bianchi, Vanessa Nakate, l’attivista ugandese, è stato un momento simbolo della grave suddivisione tra le stesse figure impegnate nella giustizia climatica che ha richiamato l’importanza di portare avanti sempre e in ogni ambito il principio di uguaglianza razziale, e non solo.