Alimentazione parenterale: cos’è e quando si usa (e perché l’Italia è in ritardo)

alimentazione parenterale

La nutrizione artificiale per alcune forme di insufficienza intestinale si può fare da casa. Ma nella medicina domiciliare mancano ancora linee guida nazionali e campagne informative chiare

 

È da oltre quarant’anni che alcune forme di insufficienza intestinale cronica benigna si possono curare da casa attraverso la nutrizione artificiale, con notevoli risparmi a carico del Sistema sanitario nazionale (Ssn). Molti esperti ritengono che la medicina domiciliare nel futuro sarà sempre più diffusa ed efficiente, migliorando la qualità della vita delle persone. Gli attuali vuoti normativi tuttavia non aiutano: mancano campagne informative e linee guida nazionali per uniformare questo tipo di trattamenti terapeutici.

 

Ma cos’è l’alimentazione parenterale?

La nutrizione parenterale (NP) è una tecnica di nutrizione artificiale (NA). Consiste nella somministrazione di nutrienti (carboidrati, proteine e lipidi) direttamente per via venosa, scavalcando l’apparato digerente.

È un trattamento medico che si effettua quando un paziente non può essere alimentato per bocca o per via enterale (somministrazione gastrointestinale). Questo metodo viene utilizzato anche per favorire nel paziente sottoposto a interventi chirurgici o a trattamenti intensivi, un ritorno veloce alla normalità nutrizionale.

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L’alimentazione parenterale è una tecnica utilizzata anche per far fronte ad alcune malattie pediatriche, soprattutto quelle in cui l’intestino non funziona. L’Ospedale pediatrico Bambin Gesù ricorda che l’insufficienza intestinale può essere primitiva o secondaria. L’insufficienza intestinale primitiva comprende malattie in cui è stato necessario recidere una parte dell’intestino ma anche malattie in cui, pur non essendoci state resezioni intestinali, l’intestino non funziona per un danno della mucosa o per alterazioni della motilità intestinale.

La più importante fra le forme di insufficienza intestinale primitiva da cause anatomiche (dopo estesa resezione del piccolo intestino) è la sindrome da intestino corto (SBS da Short Bowel Syndrome) che si verifica in seguito all’asportazione chirurgica di una parte dell’intestino.

L’insufficienza intestinale secondaria comprende, invece, tutte quelle situazioni in cui il coinvolgimento intestinale è causato da una malattia extra-intestinale.

 

L’alimentazione parenterale totale nei bambini e negli adulti

Spesso la nutrizione parenterale totale (NPT) è l’unica opzione possibile per i pazienti che non hanno un tratto gastrointestinale funzionante o che presentano patologie che necessitano di completo riposo dell’intestino. Accade in caso delle seguenti patologie:

  • Alcune fasi della colite ulcerosa;
  • Occlusione intestinale;
  • Alcune malattie gastrointestinale pediatriche (anomalie gastrointestinali congenite, diarrea prolungata, …);
  • Sindrome dell’intestino corto a causa di un intervento chirurgico.

 

Soluzioni per la nutrizione parenterale totale

Gli elettroliti possono essere aggiunti nella soluzione iniettata per soddisfare le necessità dei pazienti. Le soluzioni per la nutrizione parenterale totale variano a seconda dell’età del paziente e di altre patologie presenti, come per le seguenti:

  • Per l’insufficienza renale non in trattamento con dialisi o per l’insufficienza epatica: ridotto contenuto proteico e un’alta percentuale di aminoacidi essenziali;
  • Per l’insufficienza cardiaca o renale: volume di aspirazione limitato (liquido);
  • Per l’insufficienza respiratoria: un’emulsione lipidica deve fornire la maggior parte delle calorie non proteiche per ridurre al minimo la produzione di diossido di carbonio da parte del metabolismo dei carboidrati;
  • Per i neonati: concentrazioni inferiori di glucosio (dal 17 al 18%).

All’inizio la soluzione viene infusa lentamente, al 50% dei fabbisogni calcolati, usando soluzioni di glucosio al 5% per completare il bilancio del fabbisogno dei liquidi. Le calorie e l’azoto devono essere somministrati contemporaneamente. La quantità di insulina pronta da somministrare (aggiunta direttamente nella soluzione della nutrizione parenterale totale) dipende dalla glicemia.

 

La durata della nutrizione parenterale e l’assistenza a domicilio

La durata del trattamento varia a seconda della necessità e delle condizioni cliniche del paziente. Se, però, il trattamento dovesse prolungarsi per diversi mesi o addirittura anni, c’è la possibilità di svolgerla al domicilio in tutta sicurezza. In questo caso però, i pazienti devono essere istruiti a riconoscere i sintomi delle infezioni e deve essere organizzata un’assistenza infermieristica qualificata a domicilio.

 

Le complicanze della nutrizione parenterale

Le complicanze legate all’accesso venoso centrale sono in diminuzione rispetto al passato e si manifestano in percentuali tra il 5 e il 10% dei pazienti. Si sono ridotte grazie a una maggiore attenzione alle tecniche sterili nelle procedure di inserimento del catetere, così come le manovre di gestione del catetere venoso centrale che vanno eseguite in rigorosa asepsi (con materiali sterilizzati).

Anche la formazione del personale e l’impiego di operatori sanitari specializzati nella gestione dei cateteri venosi centrali sono elementi che hanno sicuramente svolto un ruolo importante.

Per i pazienti sottoposti a NPT è importante anche cambiare i cateteri di raccordo esterni ogni 24 ore.

Il monitoraggio dei parametri fisici e biochimici nutrizionali del paziente deve essere costante.