L’uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti intensivi fa male. La soluzione è alla radice: mangiare meno, mangiare meglio.
In Svizzera, l’impiego degli antibiotici agli animali è calato del 53% in 10 anni. A rendere questo dato ufficiale è una nota dello scorso primo agosto emanata dall’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (Usav). Nell’ultimo decennio la quota di farmaci è passato da 60 mila chilogrammi nel 2011 a 28 mila nel 2021. Una tendenza in linea con i dati degli Stati membri europei. L’utilizzo di antibiotici del tipo polimixine (colistina) si è dimezzato tra il 2016 e il 2018.
In Italia aumentano i decessi da antibiotico-resistenza
In Italia sappiamo che, fino a due anni fa, un buon 70% degli antibiotici venduti sul territorio nazionale erano destinati agli animali. Il report EMA – ESVAC ci posizionava al secondo posto nella classifica dei Paesi Ue per quanto riguarda la vendita di antibiotici destinati agli animali negli allevamenti. Come se non bastasse, con oltre 10mila decessi ogni anno, su 33mila circa in Europa, l’Italia ha il triste primato delle morti da resistenza agli antibiotici nella Ue. L’abuso di antibiotici negli allevamenti sta contribuendo a creare un’era post-antibiotica che potrebbe provocare più decessi del cancro entro il 2050.
Il Ministero ha chiesto prudenza nell’uso di antibiotici per i conigli
Nel 2022 è stata richiesta maggiore prudenza nell’utilizzo dell’antibiotico nell’allevamento del coniglio da carne. Un gruppo multidisciplinare del Ministero della Salute ha predisposto delle Linee guida per i produttori di carne di allevamento del coniglio. Uns strategia, dicono da Roma, per contrastare l’antimicrobico-resistenza negli animali degli allevamenti zootecnici, in applicazione del Regolamento Ue del 2019.
Allevamenti intensivi, qui cresce l’impiego di antibiotici
Bruxelles è corsa ai ripari a causa dell’uso eccessivo e improprio degli antibiotici negli anni passati. Una pratica scorretta che è figlia di una cattiva gestione degli allevamenti, come hanno dimostrato le numerose inchieste di Ciwf Italia, la maggiore organizzazione internazionale per il benessere degli animali da allevamento.
“L’abuso di farmaci – denuncia la onlus Compassion in World Farming – è riconducibile alle condizioni in cui sono allevati gli animali e quindi al metodo di allevamento. Negli allevamenti intensivi vengono usate enormi quantità di farmaci perché gli animali sono allevati in condizioni così estreme che la loro sopravvivenza nei capannoni sovraffollati e malsani è spesso garantita solo dagli antibiotici”.
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Numerosi sono stati negli anni anche gli articoli e gli approfondimenti su Il Salvagente. Alcune aziende, la Coop ad esempio, da tempo si sono dotate di disciplinari di produzione che prevedeno l’esclusione dell’uso massivo di antibiotici. Il nostro magazine sostiene da sempre l’inutilità di un uso massivo che tra l’altro sortisce l’effetto contrario: appunto, l’antibiotico-resistenza. Una spirale viziosa che rischia di distruggere l’intera filiera, in nome della produzione massiva e anche di scarsa qualità.
Gli animali con somministrazione eccessiva di antibiotici sviluppano batteri antibiotico resistenti che possono rimanere sulla carne cruda e venire trasmessi agli esseri umani, tramite manipolazione della carne cruda (per esempio nelle operazioni di lavaggio e preparazione) o consumo di carne poco cotta.
“Il problema non è dunque la somministrazione di farmaci agli animali in sé, ma l’abuso di antibiotici – osserva Ciwf – il loro uso profilattico, sistematico e preventivo, che si rende necessario quando gli animali sono allevati intensivamente e in condizioni in cui il loro benessere viene scarsamente se non per niente preso in considerazione. Affollamento e densità altissime, ambienti malsani, genetiche a rapido accrescimento… sono tutti aspetti che contraddistinguono gli allevamenti intensivi, in cui gli animali si ammalano con estrema facilità perché trattati meramente come unità di produzione”.
Il registro elettronico degli antibiotici
Il 28 gennaio ha fatto il suo debutto il registro elettronico dei trattamenti, tra lo scetticismo generale degli esperti come il medico veterinario Enrico Moriconi, Garante per i diritti animali della Regione Piemonte. Il suo approccio è più realista, il problema è l’allevamento intensivo: “O si cambia sistema di allevamento oppure non si può in caso di bisogno non ricorrere ai farmaci”.
Di fatto, gli scaffali dei supermercati abbondano di carne e latte derivati da allevamenti intensivi, dove si fa uso di antinfiammatori, cortisoni e antibiotici.
Alcuni recenti sviluppi lascano sperare per il futuro. A Lampang, in Thailandia si sta sperimentando la cannabis al posto degli antibiotici. Questo esperimento è stato seguito dalla professoressa Chompunut Lumsangkul, del dipartimento di scienze animali dell’Università pubblica di Chiang Mai. Si attendono i risultati. Nel frattempo dovremmo entrare nell’ottica di una più sana alimentazione: una dieta bilanciata. Mangiare meno ma mangiare meglio.