Plastica o bioplastica? Tutto quello che c’è da sapere per non sbagliare acquisto

bioplastica

Riusciremo a fare a meno della plastica, e se sì, la bioplastica può rappresentare una valida alternativa, oppure rischia di essere una soluzione parzialmente efficace? Approfondiamo pro e contro di questo materiale, definendo le differenze con la plastica tradizionale

Quali caratteristiche deve avere un materiale per rientrare nella categoria della bioplastica?  Per prima cosa deve essere biobased. Con questo termine si indicano tutti quei materiali che hanno una composizione parziale derivante da biomasse. Si tratta, nello specifico, di materiali di origine organica che non sono stati sottoposti a un processo di fossilizzazione.

La seconda caratteristica che un materiale deve possedere per rientrare tra la bioplastica è quella di essere biodegrabile, ossia che può dunque essere “degradata” dai microorganismi. Attenzione a non confondere i due termini, per quanto simili, non sono il sinonimo dell’altro, pertanto biobased non significa biodegradabile e viceversa.

Le differenze tra bioplastica e plastica

Entriamo ora nel vivo delle differenze tra questi due materiali, a partire dalla loro origine. La plastica è, per la maggiorparte (95%), un derivato dal petrolio; la bioplastica, al contrario, deve la sua orgine a fonti rinnovabili. Quali? Pensate ad esempio all’amido di mais o ai prodotti di origine vegetale come la fecola di patate.

Ma le differenze non risiedono solo nella derivazione di plastica e bioplastica. Quando il ciclo di vita di un materiale plastico volge al termine sappiamo già che non sarà in alcun modo biodegradabile. Non c’è dunque alcuna possibilità che la plastica possa essere “aggredita” da microorganismi naturali. I residui plastici possono resistere per migliaia di anni, senza decomporsi mai.

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Le bioplastiche, al contrario, essendo il risultato di fonti rinnovabili, sono di facile smaltimento, in quanto possono essere aggredite dai microrganismi, proprio per la composizione della propria struttura chimica.

Pro e contro della bioplastica

Per quanto si tratti di un’alternativa ottimale rispetto alla plastica, la bioplastica presenta comunque delle zone d’ombra, così come degli indiscutibili vantaggi. Iniziamo ad esaminare i contro:

  • costi di produzione elevati, che vanno ad incidere sul prezzo finale al consumatore;
  • rischio aumento deforestazione, da evitare con una regolamentazione più rigida sull’origine delle materie prime;
  • costi di trasporto elevati, legati al volume delle biomasse.

Andiamo ora a conoscere i pro che rendono la bioplastica un materiale da preferire alla plastica:

  • origine, poiché le bioplastiche derivano da fonti rinnovabili non occorre fare i conti con il problema dell’esaurimento delle materie prime o con il problema dell’emissione dei gas serra;
  • riduzione impatto ambientale;
  • aumento dell’attività agricola di contrasto alla feroce urbanizzazione;
  • riduzione volume dei rifiuti.

Come avrete potuto notare, ci sono ulteriori aspetti da migliorare e da perfezionare quando si parla di bioplastica. Se è pur vero che la particolare origine di questo materiale la rende di gran lunga preferibile alla plastica, è altrettanto vero che non bisogna guardare solo al prodotto finito, ma anche alla filiera di produzione.

Uno dei rischi maggiori potrebbe essere legato al ciclo di vita: una volta destinato all’utilizzo, il nostro prodotto bioplastico svolge perfettamente la sua funzione di ridurre l’impatto ambientale, ma molto prima, nella fase di produzione e di trasporto, potrebbero esserci dei passaggi non controllati con la stessa accuratezza, con conseguenze ambientali altrettanto impattanti rispetto alla produzione della plastica tradizionale.