La soluzione per evitare acidità e riflusso sarebbe nel caffè decerato. È quanto ha confermato uno studio pilota dei professori Alberto Ritieni del Dipartimento di Farmacia e Giovanni Sarnelli del Dipartimento di Medicina clinica e Chirurgia, dell’Ateneo federiciano. Che ha misurato, promuovendola, anche la gradevolezza al palato.
Uno studio pilota condotto su 40 pazienti e svolto da gruppi di ricerca coordinati dai professori Alberto Ritieni del Dipartimento di Farmacia e Giovanni Sarnelli del Dipartimento di Medicina clinica e Chirurgia, dell’Ateneo federiciano, assolve il caffè decerato dall’essere una concausa di acidità o di riflusso gastroesofageo.
Lo studio, intitolato ‘Effect of dewaxed coffee on gastroesophageal symptoms in patients with GERD: a randomized pilot study’, è stato pubblicato sulla rivista Nutrients.
Il caffè è la bevanda più diffusa nel mondo dopo l’acqua e gli italiani ne consumano a testa circa 5,6 kg all’anno. È ricco in acido clorogenico, caffeina, melanoidine e altre molecole utili per la salute umana riducendo il rischio di sviluppare tumori, il diabete, epatopatie e malattie cardiovascolari. Il consumo di caffè è talvolta identificato come possibile fattore scatenante per il bruciore gastrico e il rigurgito acido tipici dei pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo (GERD). I pazienti GERD sono in continuo aumento e rappresentano il 27,8% della popolazione occidentale.
Lo studio ha visto coinvolta la Kimbo spa che investe su un prodotto salutistico quale il caffè decerato. Il caffè decerato, ovvero privo della componente cerosa e dei derivati dalla 5-idrossi-triptamina, si dimostra più digeribile, meno irritante la mucosa gastrica e meno ricco di caffeina, 5,691 mg/g rispetto agli 11,091 mg/g del caffè tradizionale.
I test sensoriali dimostrano un vantaggio a livello delle papille gustative meno mascherate dalle cere presenti nel caffè non decerato. La spettrometria di massa conferma che i livelli degli acidi clorogenici, di 7,316 mg/g nel caffè decerato e 6,721 mg/g nel caffè convenzionale e, in generale, le concentrazioni delle principali molecole bioattive sono sovrapponibili.
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In conclusione, lo studio pilota randomizzato conferma che il caffè decerato riduce la frequenza dei sintomi gastrointestinali in circa 2 settimane, aumenta significativamente i giorni liberi da antiacidi e migliora la qualità della vita nei pazienti GERD. Studi ulteriori permetteranno di comprendere il legame tra cere, contenuto di caffeina e sintomi gastrointestinali, ma questi dati possono ridurre le restrizioni dietetiche spesso suggerite ai pazienti con GERD e indicare nel caffè decerato un’opzione per reintrodurre il consumo di caffè in questi pazienti.