Dopo il crollo dell’edificio Rana Plaza, l’Accordo internazionale per la salute e la sicurezza nel settore tessile e dell’abbigliamento è stato firmato da 171 multinazionali del tessile, ma qualcuno ancora di rifiuta di farlo vanificando tutti gli sforzi. Ecco chi sono
A nove anni di distanza dalla tragedia della fabbrica del Rana Plaza, sono ancora molti i marchi di moda che non hanno firmato l’accordo internazionale di salute e sicurezza dei lavoratori introdotto proprio a seguito di quell’avvenimento. La denuncia è della campagna
Clean Clothes, che nel nuovo rapporto “Cheap tricks” mette nero su bianco i progressi svolti dalle principali aziende tessili e, allo stesso tempo, denuncia grandi marchi come Levi Strauss, Gap, Target e VF Corp (The North Face) per aver lasciato cadere nel vuoto gli appelli internazionali per una maggiore sicurezza negli ambienti di lavoro.
“Dopo Rana Plaza la lotta continua”
“Il crollo dell’edificio Rana Plaza ha messo in luce le condizioni di lavoro non sicure per gli operai nel settore dell’abbigliamento” si legge nel rapporto, “la lotta per fabbriche sicure continua, poiché alcuni importanti marchi di abbigliamento e tessili continuano ancora a rifiutarsi di mettere al primo posto la sicurezza dei propri lavoratori”.
L’alleanza afferma: “171 marchi provenienti dal Bangladesh hanno firmato questo accordo, inclusi giganti del fast fashion come H&M, Inditex (Zara) e Fast Retailing (Uniqlo). Le aziende che rifiutano di aderire stanno vanificando gli sforzi fatti da quelle virtuose”. La denuncia è che Levi’s e Ikea si riforniscono presso fabbriche dove le condizioni di sicurezza dei lavoratori sono migliorate proprio grazie alle ispezioni previste nell’ambito dell’Accordo sottoscritto da altri marchi di moda. È il caso, ad esempio, di una fabbrica fornitrice di Ikea dal 2007 (ne ha scritto anche Altromercato). La prima ispezione dopo il crollo di Rana Plaza aveva evidenziato diverse violazioni della sicurezza trascurate dal sistema di monitoraggio dell’azienda: mancanza di porte ignifughe, presenza di serrature su alcune delle porte di uscita, crepe nei muri. Nel 2008 il programma ispettivo di Ikea aveva identificato esplicitamente i cablaggi elettrici difettosi come un rischio per la salute e la sicurezza.
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