Un ex immigrato di successo: il kiwi commensale delle nostre tavole con molte virtù

KIWI

Siamo abituati a conoscerlo come frutto neozelandese ma oggi la produzione italiana è seconda solo alla Cina. E, a guardare gli apporti utili alla nostra dieta e i benefici per la salute, il kiwi merita il posto che occupa sulle nostre tavole

Leggenda vuole che il dio neozelandese della foresta, l’albero Tane Mahuta, ringraziò un uccello per la perdita delle ali, mentre salvava tutti gli alberi, dedicandogli un frutto salvifico e unico chiamato kiwi. Ecco spiegato perché un uccello e un frutto convergono su uno stesso nome. È anche considerato fra i frutti meno belli, ma come esistono i “bruttiboni” mandorlati di Prato così dietro una modesta livrea si cela un vero tesoro di proprietà salutistiche. Per concludere questa chiosa iniziale, l’Italia produce oggi circa 450.000 tonnellate di kiwi, superando la Nuova Zelanda ed è seconda solo alla Cina. Un frutto che ha trovato nei nostri terreni, nel nostro clima e nelle nostre capacità agronomiche spazio in Lazio, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna facendone la sua terra promessa. Vediamolo da vicino nei Miti Alimentari di questa settimana.

Il kiwi nasce in Nuova Zelanda e poi si diffonde in tutto il mondo

VERO Una grande donna e insegnante neozelandese di nome Isabel Fraser nel 1904 visita in Giappone la sorella Katie per poi andare in Cina dove scoprirono il kiwi e presero dei semi da coltivare. I suoi primi frutti vennero chiamati “uva spina cinese” ma è solo nel 1928  che l’orticoltore Hayward Wright sviluppò una nuova varietà che aveva una forma ovale, un sapore succoso e pieno e assicurava la conservazione per un lungo periodo. Quell’anno nasce il kiwi verde ma solo nel 1952 al Covent Garden di Londra riscosse un grande successo e per questo motivo assunse un nuovo nome “kiwi” proprio in onore dell’uccello rappresentativo della Nuova Zelanda. Al contrario di quanto successo ai Maneskin, il grande successo all’estero fece importare i frutti in Italia nei primi anni ’60 e da allora il suo mercato è cresciuto in maniera tale e ha selezionato frutti sempre più buoni da potere considerare questo frutto anziché “esotico” come un “Made in Italy” ad honorem con tanto di IGP  Latina

Conosco solo il kiwi verde, penso che le altre varietà siano poco diverse

FALSO Il kiwi o kivi è una bacca commestibile, prodotta da numerose specie di piante arboree del genere Actinidia di cui si conoscono bene tre varietà: Actinidia deliciosa a polpa verde, Actinidia chinensis a polpa gialla e Actinidia arguta a polpa rossa. La più diffusa è la verde con buccia pelosa e semi piccoli e neri, la varietà gialla o gold è più affusolata e non ha peli sulla buccia mentre la varietà rossa, o mini kiwi, con frutti piccoli e buccia liscia è ancora molto rara nei mercati, ma sta trovando il suo spazio e sicuramente avrà sempre più fan al suo attivo. La verde è la varietà più diffusa con dimensioni anche molto grandi ed è molto conservabile anche se dipende dalla specie scelta. Esiste anche una varietà gialla italiana creata all’Università di Udine nel 1997, Soreli, precoce e con colore molto brillante e una varietà neozelandese, Zespri Gold, che è più simile al verde, con un gusto più dolce e leggero rispetto alla variante italiana, ma si raccoglie da settembre a dicembre. A differenza dei verdi che sono sempre disponibili nell’anno salvo i mesi da giugno a settembre. I kiwi a polpa rossa sono di solito neozelandesi o cinesi, con un sapore molto dolce e succoso, colori molto belli della polpa e risultano essere molto interessanti dal punto di vista salutistico. L’area di produzione li rende ancora commercialmente poco economici per le distanze da coprire, ma dopotutto si disse lo stesso per i verdi che oggi hanno un costo contenuto perché dopo essersi acclimatati in Italia in maniera perfetta possono spuntare prezzi più economici. Concludiamo dicendo che non è un agrume, ricco di vitamina C come arance o limoni, contiene poco acido citrico per cui non è acido e viene considerato alla pari di un frutto subtropicale come la feijoa, il fico o i litchi. Il consiglio è di mangiarlo al cucchiaio, senza pelarlo o affettarlo, dall’alto come fosse un gelato: minore spreco e maggiore gusto.

Il kiwi è veramente uno scrigno da inserire nella propria alimentazione

VERO È ricco di vitamine A, C, E, di acido folico, ma anche di sali minerali, come il magnesio, il potassio e il rame. Fornisce solo 61 kcal per etto, di solito la porzione è di circa 150 g, ed è naturalmente ricco di fibre con circa 3 gr per etto per cui una porzione di questo frutto ne dona 4,5 grammi. Le fibre potenziano le proprietà lassative naturali del kiwi dovute anche al contenuto di acqua, 80% del frutto. Questi frutti sono utili anche per chi debba introdurne a basso indice glicemico e controllare il proprio peso. Inoltre, i suoi 25 ug per etto di folati, quanto peperoni oppure le more, e la presenza di fibre, lo rendono benvoluto dalle donne in gravidanza che così possono ridurre i fastidi della naturale stitichezza, un buon consiglio è quello di mangiare frutti ben maturi. Grazie alla vitamina C, quasi 100 mg per etto, aiuta a rendere la pelle più tonica ed elastica e giovane probabilmente a scapito della sua buccia che invece sembra molto vintage. Basterebbe una porzione al giorno per soddisfare i nostri bisogni di questa vitamina così importante. Troviamo anche vitamina A, utile per la vista e vitamina E che funziona benissimo come protezione per le patologie cardiovascolari. Il comune verde, tenero ma aspro come sapore, supporta bene anche il sistema immunitario e può svolgere il ruolo di merenda per spezzare la fame e per sorridere grazie alla sua capacità di stimolare la serotonina o ormone della felicità.

Qualcuno mi ha detto che il kiwi è un frutto “furbo”

VERO Non dipende dal fatto che la varietà a polpa rossa è chiamata Actinidia arguta ma è la sua naturale ricchezza di vitamina C ad aiutarci. È noto da tempo che la vitamina C fa assorbire meglio il ferro rendendolo disponibile per il nostro organismo, tant’è che amiamo aromatizzare con succo di limone della carne o magari gli spinaci così da catturare quanto più ferro possiamo da questi piatti. Non potendo fare una “premuta di kiwi” sulla bistecca possiamo ovviare chiudendo il pranzo con una macedonia dove le sue fette la fanno da padrone. Se fate caso, il posizionamento nelle macedonie già preparate è sempre al top così da sfruttare la sua ricchezza di vitamina C per proteggere gli altri frutti che si trovano più in basso nella preparazione. È l’unico frutto che contiene l’actinidina, un enzima che aiuta la digestione delle proteine, ma che può dare delle forme di allergia verso questo frutto. Contiene oltre 300 mg per etto di potassio, circa il 60% di quello presente nelle banane, il che rende le confetture di kiwi perfette negli abbinamenti con antipasti a base di salumi e di formaggi specie se cremosi.

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Dai kiwi deriva solo del bene

FALSO Michelangelo diceva “Il bene non è mai tutto da una parte. Tutt’al più lo è il male” per cui anche se i kiwi sono molto ben tollerati e non hanno grosse controindicazioni possono essere allergici o irritare la bocca e dare mal di stomaco. Stranamente chi è allergico a lattice o polline di betulla è più probabile che sia allergico anche ai kiwi per una forma crociata di risposta allergica, ma spesso tutto si limita a un po’ di prurito. La diarrea si può spiegare con la ricchezza di fibre che fungendo da lassativi naturali possono dare problemi se sono consumati in eccesso. L’irritazione o il pizzicore alla bocca può invece essere dovuto alle forme di allergia, ma talvolta, è la proteina Actinidina che dà prurito degradando in parte le proteine che si trovano nella saliva e sulla lingua e a cui si aggiunge l’aiuto dell’acido ossalico che da composto appena acido produce questi effetti. I frutti maturi hanno meno actinidina e danno meno pizzicore così come se mangiati dopo un pasto ricco di grassi, quest’ultimi fanno da crema protettiva e non fanno sentire il pizzicore sulla lingua.

Conclusioni

A volte si accolgono sulla tavola dei frutti esotici solo perché da affabulatori ci fanno sognare luoghi lontani e un mondo diverso dal nostro e i kiwi, nati nell’emisfero opposto al nostro, rappresentano bene. I kiwi sono uno degli esempi più lampanti che dimostra come l’accoglienza verso uno sconosciuto in Italia sia un dono da offrire per ricevere in cambio molto più di quanto ci aspettassimo tanto da considerarlo un Made in Italy. Un qualcosa di simile accadde quando un grande giocatore, pur nascendo nell’emisfero opposto, arrivò e fu adottato da una città diventandone forse il simbolo più forte e donandole più di quanto avesse ricevuto; lascio a ognuno pensare la soluzione.