Dal test pubblicato sul numero in edicola del Salvagente sono emersi 7 campioni di pollo contaminati da salmonelle. Ora siamo in grado di identificare il batterio: in tutti i casi si tratta dell’Infantis, preoccupante perché resistente agli antibiotici
Le nostre nuove analisi condotte sui sette campioni di pollo risultati contaminati da salmonella (trovate i nomi nel test pubblicato nel nuovo numero del Salvagente) confermano la presenza del batterio e sono in grado di identificarlo nella salmonella Infantis. Si tratta di una salmonella cosiddetta minore la cui resistenza agli antibiotici (ampicillina) è, secondo l’ultimo rapporto Efsa-Ecdc, pari al 53% quando la media europea è appena del 17%.
Un problema in gran parte sottovalutato se pensiamo – fonte Iss – che le salmonelle non rilevanti sono responsabili del 30% delle salmonellosi in Italia. Tanto è vero che il ministero della Salute ha provato a intervenire salvo poi – dopo le proteste delle aziende – innestare la retromarcia.
Salmonelle: la retromarcia del ministero
Il ministero della Salute infatti il 15 febbraio annuncia una stretta sulla presenza di salmonelle minori sulla carne di pollo fresca: in caso di contaminazione, spiega una nota del dicastero, la carne non può essere venduta tal quale ma deve essere destinata “alla produzione di prodotti a base di carne trattata termicamente”. In altre parole deve essere scartata e usata per preparazioni precotte. In poche ore scatta una levata di scudi da parte della filiera avicola: il 50% del pollo in vendita rischia di essere ritirato perché non conforme. E in effetti in quei giorni non mancano i richiami alimentari.
A quel punto, siamo al 26 febbraio, appena 10 giorni dalla paventata stretta, il ministero della Salute innesta la retromarcia: con una circolare ad hoc (foto in basso), destinata alle Regioni e all’Istituto superiore della sanità, si appresta a smentire la precedente: “La nota non rappresenta un atto finalizzato a dare disposizione al territorio”. In sostanza si tratta di una fase di valutazione, non ancora definitiva. È evidente, però, che il ministero contraddice sé stesso: il pollo che dovesse avere salmonelle minori può essere tranquillamente venduto, a patto di portare l’avvertenza in etichetta “da consumarsi previa cottura”.
Tutto risolto, quindi? Nient’affatto visto che dalle nostre analisi risulta che su 24 campioni (dai marchi storici come Aia, Amadori, Fileni, Vallespluga alle private label di Coop, Conad, Esselunga, Carrefour, Todis, Lidl, MD, Eurospin e via elencando) di pollo analizzati in laboratorio ben 7, quasi un terzo, presentano salmonelle.
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L’Infantis e l’antibiotico-resistenza
Per capire il tipo di salmonella abbiamo effettuato un’analisi aggiuntiva, la sierotipizzazione dei batteri, ed è emerso che in sette casi su sette si trattava della Infantis. La non rilevante più diffusa in Italia e quella che preoccupa di più. La professoressa Maria Pia Franciosini, docente di Patologia aviare all’Università di Perugia, nel numero in edicola ci ha spiegato che “la presenza di salmonella spp è un problema diffuso nella avicoltura intensiva e la sua importanza per la Sanità pubblica è in relazione, oltre che agli aspetti zoonotici, alla diffusione della antimicrobico resistenza presente anche in salmonelle minori, tra cui in questi ultimi tempi, va segnalata salmonella Infantis considerata emergente a livello europeo”.
La resistenza agli antibiotici di questo sierotipo è confermata dal nuovo rapporto Efsa-Ecdc che la quantifica, in relazione ai fluorochinoloni, nel 40% in Italia di gran lunga superiore alla media europea come mostra il grafico qui sotto:
Numeri che confermano che il nostro paese ha un problema con le salmonelle minori e alla luce di questi dati appare ancora più inspiegabile la retromarcia innestata dal ministero della Salute.