L’azione delle lobby dell’agricoltura industriale ha fatto slittare la presentazione della legge sul restauro della natura. Ecco perché si tratta di una scelta miope e pericolosa, tanto per la biodiversità che per la sicurezza alimentare. L’appello del Wwf a firmare la richiesto di intervento alla Commissione Ue
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato gli anni dal 2021 al 2030 il “Decennio delle Nazioni Unite per il Ripristino degli Ecosistemi”, un vero e proprio appello rivolto ai governi, alle istituzioni, al mondo accademico, ai singoli cittadini per avviare una grande opera di restauro della natura. Lanciato ufficialmente il 5 giugno 2021 in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, il Decennio delle Nazioni Unite è progettato per prevenire, arrestare e invertire il degrado degli ecosistemi in tutto il mondo.
Cos’è il restauro degli ecosistemi
Guidato dall’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, e dalla FAO, l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, mira a combinare sostegno politico, ricerca scientifica ed investimenti finanziari con l’obiettivo di recuperare la struttura e la funzionalità di milioni di ettari di ecosistemi terrestri e acquatici. Il periodo di tempo individuato per agire non è casuale perché secondo gli scienziati i prossimi dieci anni saranno cruciali nel determinare il successo della battaglia contro il cambiamento climatico globale e per la conservazione della biodiversità. Il tema del restauro degli ecosistemi in Europa e in Italia è connesso ai temi attuali dell’agricoltura sostenibile e della sicurezza alimentare perché l’agricoltura è la principale causa di perdita della biodiversità, come ha evidenziato bene l’ultimo Rapporto ISPRA dedicato alla Transizione Ecologica Aperta (https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/pubblicazioni-di-pregio/transizione-ecologica-aperta).
Il nodo del 10% delle superfici agricole per la biodiversità
L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha documentato che per assicurare la stabilità degli agroecosistemi, dai quali dipendono tutte le produzioni di cibo e materie prime agricole, sarebbe necessario mantenere nelle aziende agricole almeno il 10% delle superfici destinate alla conservazione della biodiversità naturale. Questo obiettivo è stato pertanto inserito nella Strategia Biodiversità 2030 dell’Unione Europea, che ha sostanzialmente recepito le indicazioni fornite dalla scienza, basate su numerose ricerche sul campo. La recente riforma della Politica Agricola Comune post 2022 fornisce alcuni utili strumenti per raggiungere questo obiettivo, anche se ritenuti dalle associazioni ambientaliste troppo deboli mentre per le associazioni agricole troppo penalizzanti per gli agricoltori. Tra questi la nuova norma della condizionalità rafforzata che prevede per le aziende agricole con più di 10 ettari di seminativi di destinare il 4% della superficie agricola utilizzata proprio alla tutela della biodiversità.
Gli interessi della lobby dell’industria agricola
Le associazioni agricole hanno cercato di contrastare in tutti i modi questo obiettivo della Strategia UE Biodiversità 2030, riuscendo a cancellare l’eco-schema dedicato alle aree naturali e al paesaggio dal Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 e chiedendo, come risposta alla crisi delle materie prime agricole collegata in parte alla guerra in Ucraina, l’eliminazione della norma della condizionalità della nuova PAC, perseguendo una visione miope della massima produttività agricola. La Commissione Europea ha concesso, per adesso, solo una deroga sull’utilizzo delle aree d’interesse ecologico (EFA) del vecchio greening ancora in vigore nel 2022 per effetto del regolamento transitorio della PAC. Le aree EFA del greening, in gran parte impegnate in Italia per colture azotofissatrici senza l’utilizzo di pesticidi, potranno quest’anno essere utilizzate per altre colture con semina primaverile (mais e girasole) tornando ad utilizzare pesticidi.
Una mezza vittoria per le sssociazioni agricole che però incassano anche il rinvio della presentazione da parte della Commissione UE della Legge sul “restauro della natura”. Nell’ambito del Green Deal europeo, la Commissione Europea ha annunciato infatti una nuova normativa per rendere giuridicamente vincolante il ripristino della natura in tutti i paesi dell’UE. Questa legge potrebbe essere un vero punto di svolta per la natura e sarebbe la prima del suo genere.
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E la richiesta dei cittadini europei
L’anno scorso, più di 100.000 cittadini in tutta Europa hanno chiesto l’approvazione di questa legge comunitaria, essenziale per raggiungere gli obiettivi della Strategia UE Biodiversità 2030. Tuttavia le potenti lobby agricole e forestali stanno tentando di ostacolare la sua approvazione, anche strumentalizzando la guerra in Ucraina. Sicuramente la presentazione di questa normativa della UE arriva in un contesto molto difficile, la priorità deve essere quella di porre fine al conflitto e garantire la sicurezza e il benessere di tutte le persone colpite. Ma usare la “sicurezza alimentare” come pretesto per fermare i progressi nell’azione per il clima e la conservazione della natura sarebbe davvero controproducente e avrebbe conseguenze disastrose nel medio e lungo termine.
Non facciamo un passo indietro
La normativa per il restauro della natura doveva essere presentata il 23 marzo ma è stata rinviata senza fissare una data certa per dare la priorità alla presentazione della Comunicazione della Commissione UE sulla “sicurezza alimentare”. Ritardare di mesi la Legge sul restauro della natura metterà a repentaglio la risposta dell’UE alla crisi ecologica e danneggerà la resilienza dell’Europa di fronte ai futuri shock ambientali. L’ostilità delle associazioni agricole verso questa normativa, come verso le norme della PAC per la tutela della biodiversità, rende evidente la bassa percezione dei rischi per l’agricoltura connessi alle crisi ambientali globali. Le aree dedicate alla natura nelle aziende agricole non sono aree incolte improduttive, ma sono aree dove si producono e mantengono i servizi ecosistemici indispensabili per l’agricoltura, che dipendono dalla conservazione della biodiversità, come nel caso della conservazione degli insetti impollinatori che hanno necessità di queste aree naturali per la loro alimentazione e riproduzione.
È quindi urgente chiedere alla Commissione europea di mantenere fede al proprio impegno.
➡️ Firmate sul sito https://www.restorenature.eu/en