Caro bolletta, +131% luce e +94% gas. Tabarelli (Nomisma): “Perché i prezzi scenderanno”

“Pur con gli interventi straordinari da parte del Governo, nel primo trimestre 2022 sul primo trimestre 2021 si è registrato un aumento del 131% per il cliente domestico tipo di energia elettrica (da 20,06 a 46,03 centesimi di euro/kWh, tasse incluse) e del 94% per quello del gas naturale (da 70,66 a 137,32 centesimi di euro per metro cubo, tasse incluse)”. È una doccia gelata quella dell’Arera, che in audizione al Senato, ha rivelato come il caro bolletta sarà più grave di quanto previsto a fine 2021. “L’impennata dei prezzi all’ingrosso dell’energia nel 2021, gennaio-dicembre 2021 +500% per il gas e +400% per l’energia elettrica si è riflessa sui prezzi a partire dal secondo semestre 2021”, spiega l’Autorità dell’energia, che aggiunge: “La forte volatilità dei prezzi che contraddistingue questo periodo rende, ad avviso di questa Autorità, particolarmente difficile fornire elementi previsivi affidabili”.

Secondo Arera, poi, le quotazioni attuali del gas naturale e dell’energia elettrica per il 2023 e 2024 vedono rispettivamente una discesa, anche se “superiori alle medie storiche dei prezzi”, e con una “relativamente elevata volatilità”.

 

Tabarelli: le cause e le prospettive

Per orientarsi meglio sulle cause di queste enorme crisi energetica e sulle possibili evoluzioni, nel numero di febbraio, il Salvagente ha intervistato, all’interno di un ampio servizio dedicato alle offerte di gas sul mercato libero, Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, società indipendente di ricerca in campo energetico e ambientale. “Sono stupito – esordisce Tabarelli – anche del fatto che la reazione dei consumatori, della stampa, della politica, è blanda. Mi sarei aspettato una risposta più forte”.

Dottor Tabarelli, quali sono le cause degli aumenti?
È molto semplice. Non possiamo non riferirci alla minore consegna di gas da parte della Russa di quest’estate ma anche di autunno e inverno, per varie ragioni, una delle quali è la minaccia di guerra in Ucraina.
Può spiegarci meglio?
C’è una ragione politica. Innanzitutto la Russia è sotto sanzioni dal 2014, da quando ha annesso la Crimea. Ci sono stati scontri, c’è una guerra in corso. E dall’Ucraina passa la quasi totalità del gas che arriva in Europa e anche in Italia. L’Europa dipende per il 30-40% del proprio consumo di gas dalla Russia, e va ricordato che il gas è la seconda fonte energetica dopo il petrolio, per l’Europa.
Perché manca il gas dalla Russia?
Perché ci sono degli accordi che fanno sì che non deve passare un determinato quantitativo dall’Ucraina, che prende del gas per sé e perché per ogni quantitativo che passa prende una tariffa di trasporto. La seconda ragione è che c’è un nuovo gasdotto, il Nord Stream 2, che è stato completato quest’anno ed è pronto per partire, ma per ragioni formali, di regolazione, la Germania e l’Europa non lo fanno partire. Ma dietro c’è sempre la politica.
C’è anche una terza ragione?
La terza ragione è perché anche la Russia ha delle difficoltà, non ha tanto gas come negli anni passati. Ha spinto al massimo fino al 2020 le esportazioni verso l’Ue e all’interno aveva scorte basse per una forte domanda legata al freddo, con molte città a corto di gas.
Non è che la Russia fa pressione con i prezzi per condizionare la politica energetica dell’Ue?
Lo escludo, loro sono convinti e io anche, che il gas sarà indispensabile, ed è nel loro interesse garantire stabilità dei prezzi. Qualsiasi fiammata non è nell’interesse del venditore.
Non è il momento di sostituire il gas con le rinnovabili?
Nell’arco dei prossimi 10 anni avremo sempre bisogno del gas. Addirittura ne abbiamo bisogno proprio per aiutare le rinnovabili, per compensare il loro essere intermittenti. E poi il gas viene usato tantissimo nei riscaldamenti in Europa. Una famiglia italiana non può permettersi una pompa di calore che per riscaldare tutta la casa costa almeno 10-15mila euro. E poi ci sono dei limiti tecnici.
Le rinnovabili però miglioreranno con l’evoluzione tecnologica.
Le rinnovabili crescono lentamente, anche per problemi di permessi, e poi non si potrà mai fare un sistema elettrico basato solo sulle rinnovabili, ci sarà sempre bisogno di capacità di base di gas, o carbone, o nucleare o idroelettico.
Perché?
Sono convinto, al contrario degli ambientalisti, che esiste solo un modello di sistema elettrico. L’elettrificazione è una costante dello sviluppo delle società moderne, per consegnarla però va prodotta in grandi centrali che la distribuiscono a valle. Il modello della generazione distribuita che fa affidamento alle rinnovabili, con le comunità di energia, funziona marginalmente, arrivando al massimo al 30-40, 50%, ma fa molto fatica. Già la Germania con tutte le rinnovabili l’anno scorso si è fermata al 40%.
Le rinnovabili possono essere stoccate?
Non esiste fisicamente una batteria che è in grado di trasferire la grande quantità di energia di cui necessitiamo ogni giorno da un mese di estate quando abbiamo tanto sole e vento all’inverno, quando c’è né bisogno.
Esistono però alcune nuove tecnologie che vanno in quel senso.
Le tecnologie sperimentali sono roba di cui parliamo da 30 anni, ma che al momento sono possibili con pochi megawatt/ora che durano per poche ore. Ci sarebbero solo i pompaggi: quando di notte c’è molto vento e non ti serve l’elettricità, la usi per pompare a monte litri nei bacini idroelettrici, per usarli quando ti servono.
Si è ricominciato a parlare di nucleare in Italia e in Europa. Lei che ne pensa?
Io lascerei perdere il nucleare. Se non hai un consenso trasversale, non è possibile. La Francia, che storicamente è a favore, ha i suoi problemi. La Germania ha deciso di dismetterlo, nonostante questo abbia creato dei grandi problemi all’Europa.
Dopo il primo trimestre, prevede che rivedremo bollette meno care?
I prezzi sono talmente alti che non possono che scendere. Il Nord Stream deve partire, la guerra in Ucraina non si farà, poi ci sarà il clima a contribuire, arriveranno i carichi dagli Usa, e la domanda sta scendendo. È il mercato che funziona. Il problema è arrivare a marzo.
In che senso?
Gennaio e febbraio sono i mesi in cui c’è più richiesta in tutta Europa, e le scorte sono preoccupantemente basse. Se tutti spingono ad accendere i riscaldamenti, la rete potrebbe non riuscire a consegnare sufficiente gas.
Che succederebbe in quel caso?
C’è tutto un piano d’emergenza, attivato già negli anni passati, che prevede varie soluzioni. Ci sono gli interrompibili nell’industria, che sono pagati per essere interrotti in caso di bisogno. Ci sono le centrali a carbone che possono essere riattivate, e poi ci sono i condomini che possono ridurre le ore di accensione degli impianti.
Tornando alle bollette casalinghe, prevede che i prezzi scenderanno? E fino a quale livello?
Il picco del costo di energia è stato 180 euro/mWh il 21 dicembre, la media del 2020 è stata 10, del 2021 intorno a 40, la cosa più probabile è che scendano sui 50. Da aprile dovremmo cominciare a vedere riduzioni in bolletta.