Sono dei veri e propri casi di “Parmigiano sounding”, per utilizzare una parola che spesso viene associata a “italian”, per indicare l’abitudine di aziende straniere furbe di far credere ai consumatori di trovarsi di fronte a un prodotto italiano. In Questo caso, l’allusione riguardava il popolare formaggio dop emiliano.
Circa 420mila confezioni di 17 diverse referenze, per un totale di più di 75mila kg di prodotto: questo l’abbondante bottino del sequestro di sedicenti “risotti alla parmigiana” operato dagli organi di polizia giudiziaria (Nas di Parma e Carabinieri del nucleo agroalimentare di Torino) su segnalazione e affiancamento del Consorzio del Parmigiano Reggiano presso le sedi di tre operatori, di cui uno lavora conto terzi per diversi marchi. Tra questi,
Riso Scotti
I nomi delle aziende non sono stati resi noti, ma il Salvagente è riuscito a scoprirne almeno uno. Si tratta del risotto Parmigiana con formaggio cremoso della linea Buona Idea. In questo caso il problema era l’immagine di un formaggio che rimandava al prodotto Dop sul fronte della confezione, oltre alla parola “parmigiana”, e il fatto che andando a cercare tra gli ingredienti, non c’era traccia del Dop, ma di “preparazione a base di formaggio in polvere”. Dall’azienda hanno precisato al Salvagente che i carabinieri sarebbero intervenuti bloccando il confezionamento del prodotto ma non sequestrandolo, e che Scotti sarebbe pronta a riconfezionarlo senza il riferimento ambiguo “Parmigiana”, anche se “Per il mercato estero è una parola più comprensibile e riconoscibile di un generico ‘formaggi cremosi'”, ci spiegano. Ci sarebbe almeno un altro grosso marchio molto conosciuto in Italia, tra quelli coinvolti dal sequestro.
Cosa è stato trovato
L’intervento va a colpire denominazioni allusive (ad esempio, “risotto Parmigiana” o “alla Parmigiana”) e immagini fuorvianti (quali punte o scaglie di formaggio duro e recipienti contenenti del grattugiato), che ingannano il consumatore, facendogli credere che il prodotto contenga Parmigiano Reggiano Dop. Invece, nella lista degli ingredienti dei prodotti sequestrati, è dichiarata in un caso la presenza di una preparazione a base di formaggio in polvere, nell’altro di un formaggio fuso.
L’evocazione illegittima
Il Consorzio scrive in una nota: “Considerato che, inoltre, il termine ‘parmigiana’ non è associato a una ricetta tipica (niente melanzane tra gli ingredienti) né fa riferimento all’area geografica di Parma, il Consorzio ha ritenuto che il nome e le immagini di questi prodotti rappresentassero una condotta idonea a evocare ingannevolmente la denominazione d’origine protetta Parmigiano Reggiano, e ha conseguentemente richiesto l’intervento di Nas e Carabinieri”.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
Cosa ha detto la Corte di giustizia Ue
Come ribadito in recenti sentenze della Corte di giustizia dell’Unione Europea, che hanno specificato e ampliato la tutela conferita alle DOP in ambito di evocazione, sono vietate quelle pratiche (uso di nomi, forme, aspetto) per le quali si induce il consumatore a credere che il prodotto di cui trattasi sia oggetto di tale denominazione registrata. “Nel caso in questione, infatti, l’adozione del termine “parmigiana” sia congiuntamente che disgiuntamente abbinato a una porzione di formaggio a pasta dura costituisce un’evocazione della Dop parmigiano reggiano (anche se non esplicitamente nominata), in quanto induce il consumatore a ritenere erroneamente che si tratti di confezioni contenenti risotto a base di questo formaggio”.
Consigli per l’acquisto
Dunque di fronte a un risotto che fa riferimento a un’origine o a una ricetta “parmigiana” e mostra sulla confezione dei formaggi che assomigliano al parmigiano, non vi fidate, andate a cercare “Parmigiano reggiano Dop” tra gli ingredienti.