Un nuovo studio,che sta per essere pubblicato sulla rivista scientifica Toxins, ha verificato la presenza di Tossina T2 e della sua forma mascherata glucosilata nelle urine di 300 volontari. Trovandole in numerosi casi.
Le micotossine sono passate in pochi anni da argomento noto quasi esclusivamente agli studiosi a argomento di discussione (e preoccupazione) anche per i comuni consumatori. Basti pensare al giustificato allarme che hanno generato le aflatossine, potenti cancerogeni, trovate nel latte italiano nel 2014. O il crescente sospetto con cui è guardato il Don nella pasta, soprattutto quella per bambini.
Le micotossine sono metaboliti tossici risultanti dal metabolismo secondario di diverse specie appartenenti ai generi Fusarium, Aspergillus, Penicillium, Claviceps e Alternaria. In determinate condizioni, questi funghi possono colonizzare un’ampia varietà di colture che alla fine portano all’accumulo di micotossine. Tra i generi fungini citati, la specie Fusarium rappresenta i principali patogeni produttori di micotossine delle zone calde dell’America, dell’Europa e dell’Asia, in particolare sui cereali e sui loro derivati .
Durante il consumo di cibi contaminati, le micotossine possono causare gravi effetti negativi sulla salute nell’uomo come effetti immunotossici, neurotossici o addirittura cancerogeni. Pertanto, le autorità di regolamentazione hanno stabilito limiti massimi negli alimenti e negli alimenti sensibili insieme ai valori della dose giornaliera tollerabile per alcune micotossine, fissando un livello massimo di esposizione alimentare per evitare la comparsa di effetti tossici.
I metodi tradizionali per stimare l’esposizione alimentare si basano però principalmente sulla combinazione di indagini sui consumi e dati sull’occorrenza attraverso studi sulla dieta totale o approcci di meta-analisi. Risultati che possono essere considerevolmente distorti a causa delle differenze nei modelli di consumo o ipotizzando una contaminazione omogenea all’interno della stessa categoria alimentare. Per ottenere una stima più affidabile dell’esposizione, gli studi di biomonitoraggio umano rappresentano un’alternativa ideale. Questi studi consistono nella misurazione delle micotossine progenitrici e/o dei loro rispettivi metaboliti in campioni biologici, preferibilmente urine data la loro facile e non invasiva raccolta. In questa linea è disponibile una notevole quantità di letteratura sugli studi HBM delle tossine Fusarium e dei loro metaboliti presenti nell’urina umana: deossinivalenolo (DON), nivalenolo (NIV), fumonisine B1 e B2 (FB1 e FB2), zearalenone (ZEN), ennino B (ENB) e B1 (ENB1).
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Tuttavia, l’esteso metabolismo della tossina T-2 (T-2), una delle principali tossine Fusarium inclusa nel gruppo 3 dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), è stato scarsamente studiato in campioni biologici.
Cos’è la tossina T-2 e che effetti ha
Questa tossina si trova principalmente nel frumento, mais e avena, sebbene possa essere trovata in altri cereali e derivati. Nel nostro test in edicola questo mese sulle creme di cereali per lo svezzamento, per esempio, la abbiamo trovata in quantità di un terzo del limite di legge nella Hipp bio cereali, mais e tapioca.
Una volta ingerita, la T-2 può rappresentare un problema per la salute essendo una delle principali cause di aleukia tossica alimentare, che colpisce la mucosa e il sistema immunitario provocando nausea, vomito, diarrea, leucopenia, emorragia, infiammazione della pelle e talvolta morte.
La T- 2 può anche essere modificato nelle piante producendo come risultato T-2-3-glucoside, questa forma modificata è stata ripetutamente riportata anche nei cereali], quindi, anche gli esseri umani potrebbero esserne esposti attraverso l’assunzione con la dieta. L’esposizione al T-2-3-Glc rappresenta un problema per la salute
Lo studio dell’Università di Napoli
Partendo da queste basi, l’équipe del professor Alberto Ritieni (Chimica degli alimenti della Facoltà di Farmacia dell’Università di Napoli, Federico II) sta per pubblicare su Toxins uno studio che ha indagato la la presenza di T-2, T-2-3-Glc e dei loro rispettivi principali metaboliti in 300 campioni di urina umana raccolti nel Sud Italia.
La tossina T-2 è stata quantificata nel 21% dei campioni a una concentrazione media di 1,34 ng/mg Crea, mentre HT-2 ha mostrato una prevalenza leggermente più elevata, verificandosi nel 30 % di campioni a una concentrazione media simile di 1,23 ng/mg Crea. È stata anche rivelata un’associazione tra T-2 e HT-2. Questa co-esposizione potrebbe essere spiegata dalla presenza anche correlata di entrambe le tossine negli alimenti.
I risultati hanno dunque evidenziato un più alto tasso di prevalenza per entrambe le micotossine ma a valori di concentrazione più bassi.
Spiega il professor Ritieni: “Considerando il gran numero di campioni risultati positivi al T-2 o ai suoi metaboliti, questo studio ha rilevato una frequente esposizione alla tossina T-2 e supporta lo sviluppo di tecniche analitiche più sensibili per la sua applicazione al fine di chiarire l’impatto del T-2 negli esseri umani”.