Caporalato, l’Onu accusa l’Italia: “Al Sud ancora troppo sfruttamento”

CAPORALATO

Nonostante gli sforzi e il varo di alcune norme da parte del governo italiano, il fenomeno del caporalato e più in generale lo sfruttamento dei lavoratori nel settore agricolo del Mezzogiorno e servonomiglioramenti significativi nella revisione e nell’applicazione delle leggi, nel monitoraggio efficace delle attività commerciali e nel rafforzamento dell’accesso a rimedi efficaci per le violazioni dei diritti umani legate alle imprese“.

È quanto scrive Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani che per dieci giorni (dal 27 settembre al 6 ottobre), ha visitato comunità di lavoratori stranieri che vivono in aree di attività industriale come Avellino, Taranto e Val d’Agri. Secondo l’Onu, “queste comunità hanno riferito che il proprio governo stava trascurando i loro diritti alla salute e a un ambiente pulito”.

“Governo e imprese facciano di più”

Il fenomeno del caporalato è una piaga che condiziona l’agricoltura italiana. L’ex ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, oggi vicedirettore della Fao, si è fatto interprete, dopo le denunce e le campagne di sensibilizzazione di sindacati e Ong, della legge 199/2016 di contrasto al lavoro nero e al caporalato in agricotura e per lasicurezza sui luoghi di lavoro. Un tassello importante che evidentemente non è ancora sufficiente.

Scrive il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite: “Il settore agricolo, in particolare nella parte meridionale meno sviluppata dell’Italia, dove si trova la maggior parte delle aziende agricole del paese, è noto da anni che fa affidamento su manodopera migrante a basso costo e sfruttata. In quanto economia altamente sviluppata nell’Unione europea, l’Italia dovrebbe istituire senza ulteriori indugi un’istituzione nazionale per i diritti umani forte e indipendente con un mandato esplicito per affrontare le violazioni dei diritti umani legate alle imprese. Dovrebbe anche emanare una legge obbligatoria sui diritti umani e sulla due diligence ambientale”.

Il Gruppo di lavoro presieduto da Surya Deva ha visitato l’Italia per esaminare gli sforzi per attuare i propri obblighi in materia di diritti umani ai sensi dei Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani. La visita ha coinciso con la revisione in corso del Piano d’azione nazionale italiano su imprese e diritti umani, nonché con il vertice dei leader del G20 che si terrà a Roma alla fine di questo mese. Le autorità governative, le imprese e i sindacati dovrebbero lavorare insieme per migliorare le condizioni e garantire che nessuno, compresi produttori e rivenditori, tragga vantaggio da manodopera sfruttata a basso costo. Questa – ha concluso Deva – è un’occasione d’oro per il governo italiano di dimostrare leadership mettendo in pratica i suoi impegni, in primo luogo per i più vulnerabili e per l’ambiente”.

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L’inchiesta di Europol sullo sfruttamento nelle vigne

Europol, l’agenzia di contrasto dell’Unione europea che aiuta i paesi membri dell’Ue a combattere le forme gravi di criminalità, ha condotto dal 9 al 16 settembre, a partire dalla Francia, un’operazione investigativa sull’impiego di manodopera illegale nei vigneti di Francia, Spagna e Italia coinvolgendo anche gli spettorati del lavoro e autorità fiscali di Bulgaria, Cipro, Finlandia, Italia, Lettonia, Paesi Bass, identificando 269 possibili vittime di sfruttamento (704 località controllate, 12 gli arresti, 54 sospetti trafficanti identificati, 126 nuove inchieste avviate tra cui due in Italia).

Le autorità di contrasto – si legge in una nota – hanno effettuato ispezioni nei luoghi di lavoro identificati come più vulnerabili allo sfruttamento, come aziende agricole e vigneti. I controlli si sono concentrati sulle condizioni di lavoro dei dipendenti. I cittadini di paesi terzi sono stati identificati come i più vulnerabili allo sfruttamento nei lavori stagionali, mentre i cittadini dell’Ue sono stati sfruttati nel settore agricolo tutto l’anno. Le giornate di azione hanno preso di mira reti criminali e facilitatori coinvolti nella tratta di esseri umani, specializzati nell’intermediazione di lavoro nel mercato illegale”.