“Cogliamo questa occasione per riformare in modo strutturale la bolletta tagliando, anche non in modo selettivo, gli oneri di sistema per l’elettricità e riducendo l’Iva sul gas: entrambi gli interventi possono produrre una duplice riduzione di un 7% sulle fatture di luce e metano”. Mauro Zanini, presidente del centro studi Ircaf, è uno dei principali esperti nel mondo consumerista delle tematiche energetiche.
Rialzi prevedibili, sono mancate le risposte
La stangata in arrivo sulle bollette “annunciata” dal ministro Cingolani è in gran parte determinata dal combinato disposto dell’aumento dei contratti Ets (che le aziende comprano o vendono in base a quanta Co2 hanno emesso, sempre in un’ottica di riduzione) e dal raddoppio delle quotazioni del metano in pochi mesi. Se pensiamo che il 50% dell’elettricità prodotta in Italia avviene attraverso le centrali alimentati a gas si capisce come la tempesta perfetta rischia di abbattersi sulla bolletta elettrica con un’onda del 40% di rincari.
Le bollette elettriche in Italia ammontano a 55 miliardi di euro all’anno e 16 miliardi valgono quelle domestiche, pagate da 29,5 milioni di utenze residenziali. Da noi il costo medeo dell’elettricità sui primi 1.000 kWh è più alto del 33% rispetto alla media europea.
Erano prevedibili questi aumenti record e si poteva correre ai rincari? “In gran parte sì – spiega al Salvagente Zanini -perché l’innalzamento degli Ets fa parte di un processo avviato della decarbonizzazione e segue il principio ‘Chi inquina, paga’. Sul gas, l’aumento della materia prima si è accompagnato al fatto che le scorte strategiche non sono risultate sufficienti: ci siamo ritrovati ‘scoperti'”.
“Via da subito gli incentivi al nucleare e agli energivori”
E ora il conto viene presentato ai consumatori in bolletta. Come si può intervenire per rendere le bollette strutturalmente più leggere? “Innanzittuto – aggiunge il presidente di Ircaf – cogliamo questa occasione, per quanto drammatica, per riformare la struttura della bolletta, cominciando con gli oneri di sistema che pesano per il 20% sull’elettricità“. Gli oneri di sistema costano 15 miliardi di euro (2019) e in dieci anni sono letteralmente triplicati perché nel 2010 “valevano” 5,5 miliardi.
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Quali costi coprono questa componente tariffaria? Risponde Zanini: “L’85%, circa 13,8 miliardi, servono a pagare gli incentivi alle rinnovabili. Il restante 15% (2,2 miliardi) serve a pagare incentivi alle aziende energivore, la dismissione del nucleare e le agevolazioni Rfi alla rete ferroviaria nazionale. Noi proponiamo che si taglino subito questi 2,2 miliardi e ci sarebbe per le famiglie una riduzione del 7% della bolletta elettrica media (2.700 kWh annui). L’idea, da più parti condivisa, è quella di favorire un graduale passaggio di questi costi alla fiscalità generale. Gradualmente anche gli incentivi alle rinnovabili dovrebbero essere traslati dalle bollette in un fondo ad hoc coperto dallo Stato”.
Stop alla “tassa sulla tassa”
E sul gas? “Da anni – prosegue l’esperto – chiediamo che sul metano da riscaldamento venga abbassata l’Iva dal 22% al 10%. Oggi solo i primi 480 metri cubi godono di un’aliquota più bassa: se pensiamo che una famiglia media ne consuma 1.400 all’anno, si comprende che due terzi della bolletta è gravata dall’Iva massima. Estendere l’Iva al 10% consentirebbe un risparmio di circa il 7% sulle fatture”.
Per non parlare poi della cosiddetta “tassa sulla tassa”: “Sul gas le accise gravano per il 47% se pensiamo che poi sull’accisa viene applicata anche l’Iva, il peso fiscale sul metano diventa davvero gravoso. Per questo da anni chiediamo che venga posto fine al cosiddetto meccanismo della ‘tassa sulla tassa’ e che si cominci a escludere le accise dalla base imponibile dell’Iva”.