Cibo, ecco quanto dipendiamo dalle api

BAYER PESTICIDI API

Un mondo senza api sarebbe sicuramente un pianeta privo di miele. Ma anche senza cioccolato. Il motivo? Il cacao ̬ una delle colture Рinsieme al kiwi, meloni, cocomeri, zucche e noci del Brasile Рche dipendono per il 90% dagli impollinatori, api in testa.

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Le api, messe in pericolo dall’uso dei pesticidi (purtroppo non solo dai famigerati neonicotinoidi), svolgono insieme ad altri insetti – vespe e farfalle – un ruolo fondamentale nella catena alimentare. Secondo la Fao il 75% dei raccolti mondiali dipende dagli insetti impollinatori. In questo numero però sono considerati i tipi di colture mentre se consideriamo la produzione complessiva, la dipendenza dagli impollinatori è del 35% (e questo perché raccogliamo molto più grano e riso che fragole e mele) come mostra lo studio pubblicato su Our world in data dell’Università di Oxford.

Quali sono i raccolti che più dipendendono dagli insetti impollinatori? Basta dare un’occhiata all’infografica che il Salvagente ha riprodotto qui sotto: oltre al cacao e ai kiwi (che devono alle api e affini il 90% della loro riproduzione), ci sono le pesche, le mele, le pere, le fragole (dipendenza alta tra il 40 e il 90%) e a seguire l’olio di girasole e il caffè (tra il 10 e il 40% di dipendenza dagli impollinatori). Da notare che i raccolti più diffusi per l’alimentazione umana, come il riso e il grano, non dipendono dall’impollinazione. Ma questo non deve farci star tranquillo perchè queste due colture sono ampiamente trattate con pesticidi (pensiamo al solo glifosato per il grano duro) in grado di contaminare acque e terreni limitrofi per molto tempo.

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“La maggior parte di queste colture – si legge nello studio –  dipende solo parzialmente dagli impollinatori. I ricercatori stimano che la produzione agricola nei paesi ad alto reddito diminuirebbe di circa il 5%; nei paesi a reddito medio-basso questo sarebbe dell’8% in assenza di impollinatori. Queste cifre, tuttavia, provengono da uno studio di dieci anni fa e oggi potrebbero essere leggermente superiori e il calo della produzione agricola in assenza di impollinatori si stima attorno al 10%“.

Non dimentichiamo, come spiegano gli autori dello studio, che le colture dipendenti dagli impollinatori tendono ad essere importanti colture da reddito per gli agricoltori.

La nostra dipendenza dagli impollinatori probabilmente aumenterà nel tempo man mano che le diete globali si diversificano. Man mano che i paesi diventano più ricchi, tendono a spostarsi dalle colture di base verso frutta, verdura, noci e altri alimenti ricchi di sostanze nutritive. È anche importante considerare non solo la quantità di cibo che andrebbe persa, ma anche la quantità di reddito che potrebbe andare persa. Ciò è particolarmente vero per gli agricoltori a basso reddito. Molte delle colture che dipendono dagli impollinatori – cacao, caffè, soia, olio di palma, avocado – sono colture da reddito su cui fanno affidamento molti paesi a basso reddito“.

Quindi un forte calo degli impollinatori potrebbe non vedere un cambiamento drammatico nella produzione alimentare mondiale, ma potrebbe colpire alcuni dei paesi economicamente più poveri del mondo.