Turni da 19 ore, stipendi bassi niente riposo settimanale e neanche straordinari pagati. Queste sono le principali accuse che hanno portato al rinvio a giudizio di nove persone a Torino per un caso di caporalato nei supermercati della zona. A finire sotto accusa per sfruttamento del lavoro e mancato rispetto del contratto di lavoro nazionale è una coperativa torinese, la Elpe, grossa realtà della logistica, che può vantare migliaia di dipendenti, oltre a ad alcuni soggetti responsabili di altre cooperative collegate. A queste la Elpe è solita appaltare il reclutamento di lavoratori per mansioni quali magazziniere e scaffalista in supermercati, ipermercati e centri commerciali. A dare il via all’indagine è stata la morte di una donna nel 2015, durante un incidente automobilistico. A guidare l’auto in cui viaggiava era un suo collega che aveva spiegato ai carabinieri di essersi messo alla guida dopo un turno di lavoro di 19 ore.
L’incidente da cui è nata l’indagine
L’indagine era nata dopo un incidente automobilistico avvenuto nel giugno 2015 nell’astigiano in cui era morta una donna, trattato dalla procura di Asti come un infortunio sul lavoro. Al volante c’era infatti un lavoratore, suo collega, che aveva spiegato ai carabinieri di essersi messo alla guida dopo un turno di lavoro massacrante, durato 19 ore.
Le accuse
Ad essere accusati di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”, reato previsto dall’articolo 603 bis del codice penale, tra gli altri il presidente della Elpe, Giuseppe Gibin, oltre a due collaboratori della Elpe e i presidenti di altre cooperative tra cui Log12 e Milog, alcune delle quali non più attive. Secondo il procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, sono state trovate prove di stipendi, trattamento degli straordinari e gestione delle ferie difformi da quanto previsto dai contratti di lavoro nazionali per 36 scaffalisti. Oltre a questo sono state rilevate carenze nelle misure di sicurezza, in particolare sui corsi di formazione per l’utilizzo dei carrelli elevatori, una delle mansioni più rischiose all’interno dei magazzini. Il periodo interessato dalle indagine è quello compreso tra il 2016 e il giugno del 2018, dopo il quale le aziende risultano essersi messe in regola.