150mila tonnellate di fanghi tossici spacciati per fertilizzanti e sversati su 3mila ettari di terreni agricoli in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. A scoprirlo sono stati i carabinieri forestali del gruppo di Brescia coordinati dal Sostituto Procuratore Mauro Leo Tenaglia. I fanghi erano contaminati da metalli pesanti, idrocarburi e altri veleni sarebbero al centro di un traffico avvenuto tra il gennaio del 2018 e l’agosto del 2019.
L’accusa
A finire sotto i sigilli dei carabinieri la società bresciana Wte srl, operante nel settore del recupero di rifiuti, che ha tre stabilimenti industriali nei comuni di Calcinato, Calvisano e Quinzano d’Oglio. Secondo gli inquirenti, l’azienda veniva pagata per ritirare i fanghi prodotti da impianti pubblici e privati di depurazione delle acque reflue urbane ed industriali, e senza sottoporli al trattamento previsto e aggiungendovi un altro inquinante (l’acido solforico derivante da batterie esauste), li classificava come “gessi di defecazione” e li smaltiva su terreni agricoli.
Servono più controlli
“Quello dello spandimento di fanghi da depurazione e gessi di defecazione è una delle pratiche che più sta mettendo a dura prova la vita dei residenti nei territori della bassa bresciana – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. Troppo spesso vengono segnalate dai cittadini situazioni al limite a cui però spesso non seguono fatti concreti per limitare i danni alla salute dei cittadini. Una situazione insostenibile, che ha generato situazioni al limite come questa, un vero e proprio sistema criminale. Più volte in questi anni abbiamo denunciato le pratiche illegali presenti nel territorio bresciano, ma frequenti ovunque anche nel resto della Lombardia. Per questo serve urgentemente un cambio di passo con controlli più puntuali e stringenti, alimentare un circuito agricolo virtuoso e la definizione di un percorso di economia circolare del sistema della depurazione”. E intanto, Franco Ferroni, responsabile Agricoltura del Wwf, si chiede: “Che fine ha fatto la revisione dell’art.40 del Decreto Genova (quello che permette l’utilizzo di fanghi contaminati come fertilizzanti, ndr)? La cura presentata era peggiore del male, ma questi sono i sintomi di una situazione che sta degenerando”.