Microplastiche, scoperto metodo per rimuoverle con i batteri

BIOPLASTICHE

Usare i batteri per catturare le microplastiche che inquinano mari e oceani. Il metodo è stato messo a punto in laboratorio dai ricercatori dell’Università politecnica di Hong Kong che, come riporta il quotidiano The Guardian, hanno usato il ceppo di batteri Pseudomonas aeruginosa per creare un biofilm appiccicoso in acqua in grado di catturare le microplastiche e riunirle in un grumo facilmente raccoglibile e riciclabile.

I risultati di questa ricerca sono stati presentati alla conferenza annuale della Microbiology Society, e sebbene siano ancora preliminari, questo metodo potrebbe aprire la strada per abbassare in modo sensibile i livelli di inquinamento da plastica a lungo termine sfruttando dei batteri presenti in natura.

Le microplastiche sono i frammenti di plastica, solitamente più piccoli di 5 mm, che vengono rilasciati accidentalmente nell’ambiente durante la produzione e la rottura, ad esempio, di sacchetti della spesa o bottiglie d’acqua o durante le attività quotidiane come il lavaggio di indumenti sintetici come il nylon o l’uso di prodotti per la cura personale con microgranuali.

Le microplastiche non sono facilmente biodegradabili, quindi rimangono per lunghi periodi di tempo e assorbono e accumulano anche sostanze chimiche tossiche. Si disperdono nelle acque reflue e negli oceani, mettendo in pericolo gli animali marini che finiscono per mangiarli e alla fine si riversano nella catena alimentare e danneggiano anche la salute umana. Le microplastiche sono state trovate in più di 114 specie acquatiche nel 2018, secondo l’Organizzazione marittima internazionale, e sono state trovate in sale, lattuga, mele e altro.

Tuttavia, non esistono modi sostenibili ed efficaci per eliminare le microplastiche dalle acque dei mari ma anche in quelle reflue delle nostre città.

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L’esperimento, precisa il Guardian, è ancora preliminare: è stato condotto come in un ambiente di laboratorio controllato e non nell’oceano o nelle fogne; ed è stato fatto usando il ceppo di batteri “aeruginosa”, che è un batterio portatore di malattie per l’uomo e probabilmente non potrebbe essere utilizzato in progetti su larga scala. Ma i ricercatori sono fiduciosi che il metodo possa essere replicato per trovare batteri naturali che formano biofilm direttamente nelle fognature o in altri ambienti acquatici e partire da lì per “acchippare” le onnipresenti e pericolose microplastiche.