Aviaria, la Francia rinchiude i polli, ma le etichette delle uova continuano a indicare “da galline allevate all’aperto”

Nonostante comprensibilmente se ne parli poco, perché sono tutti concentrati sulla pandemia da Covid-19, l’influenza aviaria sta dilagando in Europa, facendo strage di volatili selvaggi e da allevamento. Per questo, in Francia, dove il virus circola dallo scorso autunno, le autorità impongono di lasciare il pollame al chiuso o di ridurre i percorsi all’aperto e di proteggerlo con una rete. La decisione ha però una conseguenza anche sugli acquisti al supermecato, come racconta 60 millions de consommateurs: “E le uova delle galline ruspanti? Identificabili dai codici 0 (per uova biologiche) e 1 (per uova convenzionali) sul guscio, non hanno altro da offrire che il nome”. E questo perché né i codici né la confezione – alcune delle quali mostrano galline che beccano fuori – sono stati aggiornati. “Sarebbe troppo complicato cambiare la confezione e le etichette al minimo avvertimento per la salute”, spiega al magazine francese un professionista.

 

Cosa dice il regolamento Ue

La situazione è prevista dal regolamento europeo sugli standard di commercializzazione delle uova. La vendita di uova “di galline allevate all’aperto”, etichettate come tali, può continuare per 16 settimane non appena il confinamento delle galline ovaiole è imposto per motivi “di tutela della salute pubblica e della salute degli animali”. Ma nonostante questo periodo sia passato da quando gli allevatori francese hanno confinato le galline per preservarle dall’aviaria, nulla è cambiato. “La tolleranza è stata concessa, in via eccezionale, ai professionisti interessati affinché possano continuare a utilizzare l’etichetta” uova di galline allevate all’aria aperta “”, specifica la Repressione delle frodi, sollecitata da 60 millions de consommateurs.

Le locandine per la trasparenza che… non ci sono

Ma le autorità hanno previsto che in cambio di questa tolleranza nei punti vendita siano affisse delle locandine per informare i consumatori che i prodotti vengono da galline “temporaneamente confinate su richiesta delle autorità”. La misura però non sembra molto rispettata. Su 4 supermercati nei dintorni di Parigi visitati da 60 millions de consommateurs, solo in 2 casi erano presenti avvertenze rivolte al consumatore.
“Interrogato, il Comitato nazionale per la promozione delle uova (CNPO), che rappresenta i professionisti del settore, non ha risposto alle nostre chiamate” spiega il magazine. Altri paesi non hanno mostrato la stessa flessibilità: in Belgio, la parola “allevato all’aria aperta” deve d’ora in poi essere barrata o coperta e il codice 1 sulle uova deve essere sostituito dal codice 2 – corrispondente alle galline allevate a terra. E l’Italia come si comporterà quando, com’è probabile – la questione si porrà anche da noi?