In Francia i supermercati dovranno avere un quinto di prodotti sfusi sugli scaffali

ALIMENTI SFUSI

In Francia è in arrivo una rivoluzione nei supermercati, dove il presidente Macron ha annunciato l’obbligo di mettere sugli scaffali un quinto di prodotti sfusi. La decisione, accolta con entusiasmo dagli ambientalisti, sta scatenando forti polemiche nel mondo della Gdo. Secondo il Times, i rivenditori temono che ci sarà “caos” in quanto potrebbe causare confusione nei supermercati, mentre i produttori temono che influenzerà negativamente il marketing intorno ai marchi. I clienti dovranno ora portare i propri contenitori da riempire con articoli di comune acquisto, tra cui riso, pasta, caffè, lenticchie e shampoo. La decisione di Macron arriva dopo che la Citizen’s Convention for Climate, composta da 150 persone selezionate a caso, ha richiesto il 50% dei prodotti dei supermercati da vendere senza imballaggio entro il 2030. Il presidente Emmanuel Macron ha fissato la cifra al 20%, che spera di far rispettare legalmente se il disegno di legge verrà approvato. Steve Hynd, responsabile delle politiche del gruppo di campagna City to Sea esulta: “Questo cambiamento avverrà e più i rivenditori resisteranno, più si troveranno dietro la curva”. I supermercati Franprix sono una delle prime catene ad adeguarsi, poiché il disegno di legge è attualmente sottoposto all’approvazione del Parlamento francese: I clienti ora dovranno portare i propri contenitori da riempire con articoli di comune acquisto, come la pasta.  Attualmente solo l’1% degli articoli viene venduto senza imballaggio in Francia.

In Italia l’età dell’oro dello sfuso c’è già stata

Va detto che, come raccontato dal Salvagente nel marzo 2020, l’età dell’oro dello sfuso in Italia c’è già stata, dieci anni fa, e nella speranza che questo ritorno ai punti vendita con prodotti alla spina e senza imballaggi si consolidi, può essere interessante chiedersi come mai sia finita rovinosamente. Era il 2010 quando la sensibilità ambientalista crescente aveva portato quasi tutte le maggiori catene di distribuzione ad aprire un angolo dello sfuso. Solo per dare l’idea: Auchan aveva 29 self discount, con 400 prodotti sfusi, in 10 regioni italiane, Crai aveva aperto numerosi ecopoint con caffè, cereali, pasta, riso, legumi, frutta secca detersivi e corn flakes, tutto sfuso, in 8 regioni. Coop aveva puntato soprattutto sui detersivi alla spina, mentre il prodotto di punta di Conad era il caffè sfuso in una cinquantina di punti vendita.

Le Gdo che ci avevano puntato

La scommessa, almeno inizialmente, non era sembrata una mossa avventata, se è vero che nel 2012 il fatturato dei detersivi sfusi per Coop registrava un +9% in un anno e Simply (gruppo Auchan) annunciava di aver venduto nello stesso anno oltre 400 tonnellate di prodotti a peso, di cui il 64% rappresentato dai detersivi, consentendo di risparmiare 12,1 tonnellate di plastica e 4 tonnellate di cartone. Auchan si spingeva a lodare anche i vantaggi economici: “Le vendite aumentano perché il prezzo è molto conveniente: scende del 5% rispetto al primo prezzo, il quale a suo volta è ribassato del 50% rispetto alla marca”. Eppure, a distanza di dieci anni, di quell’ottimismo non c’è traccia, così come dei mega corner dello sfuso nella Gdo italiana.

Il perché del fallimento

Come mai? Renata Pascarelli direttore Qualità Coop Italia, risponde: “Abbiamo sperimentato in anni recenti la vendita di prodotti sfusi inizialmente su 200 punti vendita per promuoverne la diffusione (detergenti, cibo per animali, acqua..) ma i risultati non sono stati particolarmente positivi. I consumatori li usano poco, sono complessi, necessitano di comportamenti di spesa programmati ed evoluti. Diverso il discorso delle ricariche, quelle incontrano il favore dei consumatori”. Rispetto agli incentivi fiscali promessi dal governo, Pascarelli risponde: “Non credo che la situazione cambi con l’introduzione di incentivi fiscali sullo sfuso e comunque le soluzioni green più efficaci vanno nella direzione di ricariche leggere, riduzione del packaging e delle plastiche, prodotti e confezioni idonee a sviluppare un’economia circolare. Noi stiamo lavorando molto in questa direzione”.
L’ufficio stampa Auchan, invece, fa sapere che “la vendita dello sfuso non è più attiva negli ipermercati Auchan e supermercati Simply, per scelta commerciale”. Solo Ecor Naturasì, che aveva rinunciato negli stessi anni alla sperimentazione, mantenendo solo i detersivi alla spina, ha annunciato a metà dello scorso anno, il ritorno allo sfuso: 22 i prodotti progressivamente scomparsi dagli scaffali nelle confezioni tradizionali e sostituiti da erogatori. Cereali in chicco come il riso, e in fiocchi, come l’avena per la colazione, zuppe, frutta secca, legumi, e muesli, le categorie incluse, che possono essere portati a casa grazie ai sacchetti lavabili e riutilizzabili in cotone bio con trattamenti ecologici del tessuto. “Il prezzo dei prodotti erogati è infatti minore del 10% rispetto a quelli confezionati e ognuno può comprare l’effettiva quantità di alimenti che gli sono necessari, riducendo così gli sprechi alimentari”, ha chiarito la catena specializzata in biologico. Si spera che anche le altre Gdo ritornino sui loro passi e diano un’altra chance ai prodotti sfusi.