“Questa è l’ultima volta buona: ministro Cingolani cambi idea sulla transizione ecologica”

TRANSIZIONE ECOLOGICA

“C’è da scommettere che le questioni sul tavolo di Roberto Cingolani il nuovo ministro della Transizione ecologica del gioverno Draghi, si faranno presto scottanti”. Lo avevamo scritto sabato scorso, riportando uno stralcio dell’ampia inchiesta del numero in edicola sul “bluf Eni sul Ccs”, un impianto di “cattura” dell’anidride carbonica che potrebbe ricevere molti dei miliardi del Recovery fund anche se per molti scienziati e ambientalisti, come Vincenzo Balzani, si tratta di un’opera inutile.

Le premesse, almeno a giudizio di Greenpeace, non sono però delle migliori. “Il neoministro per la Transizione Ecologica Cingolani, solo un anno fa, dichiarava in un’intervista per la rivista del colosso energetico italiano Eni che il solare costa troppo e che il gas è il male minore per il nostro paese” scrive l’associazione ambientalista, tra le prime a bollare il progetto di Eni di catturare l’anidride carbonica emessa dai combustibili fossili continuando, nel frattempo, a prelevarli e utilizzarli.

“Se quello che il nuovo governo ha in mente per transizione ecologica è solo una pennellata di verde al Recovery Plan, non resteremo in silenzio” minaccia Greenpeace che rilancia le sue richieste. 

E aggiunge: “Il mondo della grande finanza, da cui Mario Draghi e altri esponenti di punta del nuovo governo provengono, ha molte responsabilità per la crisi climatica in corso. E nonostante alcune realtà finanziarie e assicurative – come Generali e Unicredit –  abbiano accettato alcune delle nostre richieste di tagliare gli investimenti nelle fonti fossili, la vera svolta green è ancora molto lontana”.

Nel mirino degli ambientalisti che hanno lanciato una petizione per chiedere risposte immediate, la lobby dell’energia fossile e dell’agricoltura industriale. “Non smetteranno di fare pressioni anche sul nuovo governo per continuare ad investire in gas, petrolio, carbone, allevamenti intensivi, armi. Attività distruttive che ci hanno consegnato il Pianeta malato dove oggi viviamo, e dove lottiamo contro una pandemia e una crisi climatica sempre più devastanti”.

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Che strada sceglierà il governo Draghi? Difficile al momento dare una risposta anche se i segnali non sembrano promettenti. Ma una cosa è certa, per Greenpeace: “Siamo al punto di non ritorno. Per questo diciamo al governo appena insediato che questa non è ‘la volta buona’ per avviare la transizione economica verso un paese più green: questa è l’ultima volta buona“.