L’anno scorso le esportazioni mondiali di miele della Nuova Zelanda hanno totalizzato 490 milioni di dollari, di cui quasi 68 milioni dal Giappone: con queste premesse, l’annuncio del Giappone di voler sospendere le importazioni dopo aver trovato il glifosato in due campioni di miele analizzati alla frontiera hanno destato qualche preoccupazione.
Ma il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese è stato chiaro: rivolgendosi al Ministero delle industrie primarie (MPI) ha detto che se il 5% del miele importato supera il limite di glifosato, impedirà al miele di entrare in Giappone. Come contromisura, la New Zealand Food Safety, l’autorità per la sicurezza alimentare, ha promesso che testerà il miele prima della partenza impendendo al miele eventualmente contaminato di varcare il confine. Tuttavia, nonostante la nota querelle sulla sicurezza del glifosato, l’authority neozelandese ha concluso che i dati IARC non indicano alcun rischio credibile per gli utenti del diserbante o per i consumatori di prodotti con residui di glifosato in conformità con i livelli massimi di residui della Nuova Zelanda. “Per un esempio reale, un bambino di cinque anni che consuma miele con il livello massimo di residui predefinito in Nuova Zelanda avrebbe dovuto mangiare circa 230 kg di miele ogni giorno per il resto della sua vita per raggiungere quella che l’Organizzazione mondiale della sanità indica come dose accettabile l’assunzione giornaliera di glifosato “, ha detto.
Per il momento, però, queste dichiarazioni non hanno convinto il Giappone che resta convinto della propria posizione che, tuttavia, è unica nel suo genere non essendo stata annunciata da nessun altro paese. Per il momento.