In risposta ad una lettera inviata da 70 organizzazioni, la Commissione europea ha annunciato che la Strategia per la sostenibilità dei prodotti chimici da poco approvata prevede di impedire l’esportazione in paesi terzi di pesticidi dannosi vietati in Europa. Era proprio questa la denuncia contenuta nella lettera: “Le aziende europee stanno approfittando delle deboli leggi a protezione della salute umana e dell’ambiente in molti paesi terzi per vendere pesticidi che sono considerati troppo pericolosi per l’uso in Europa. Queste sostanze, a loro volta, sono consentite come residui negli alimenti importati e venduti sul mercato europeo”.
L’Ue mantenga le promesse
L’esecutivo ha fatto sapere che sta attualmente valutando le varie opzioni per l’attuazione di questo obiettivo, inclusa una revisione della legislazione. “La Commissione deve ora mantenere la sua promessa e garantire che il diritto dell’UE sia modificato in modo che le aziende che realizzano profitti dall’esportazione di pesticidi noti per essere troppo pericolosi per la salute umana e l’ambiente verso paesi terzi e l’importazione di alimenti prodotti con tali sostanze chimiche , è considerato un crimine – ha aggiunto Angeliki Lysimachou – Science Policy Officer di PAN Europe – Gli sforzi non devono essere limitati a livello europeo e la Commissione deve contribuire a stabilire un nuovo meccanismo delle Nazioni Unite per promuovere l’eliminazione graduale dei pesticidi altamente pericolosi a livello globale”. ha concluso Lysimachou.
Il business svelato da Le Monde
A fare i conti sui guadagni che provengono dall’esportazione di questi pesticidi vietati è stato Le Monde. La ricostruzione del quotidiano transalpino è documentata e impressionante: ogni anno l’Unione Europea autorizza, nella massima opacità, i big dell’agrochimica a continuare a produrre ed esportare tonnellate di pesticidi di cui vieta l’uso al suo interno a causa della loro altissima tossicità e i rischi che comportano per la salute e l’ambiente. Per l’esattezza più di 80mila tonnellate di veleni solo nel 2018.
Il fiore all’occhiello dei veleni “made in Europe”
Il fiore all’occhiello di questi prodotti ultra tossici “made in Europe”, è il famigerato paraquat della Syngenta. Commercializzato dal 1962, questo erbicida ampiamente utilizzato nelle monocolture di mais, soia e cotone è stato bandito nell’Ue dal 2007, a causa del rischio di avvelenamento mortale per gli agricoltori. Evidentemente non per quelli di Brasile, Ucraina, Marocco, Messico e Sud Africa, visto che a loro va gran parte di quello prodotto nello stabilimento di Huddersfield, in Inghilterra. Con il placet di autorità locali e comunitarie.
E l’Italia fa la sua parte
Ma molti altri vogliono anche un pezzo di questa torta velenosa, spiega il report delle due Ong. Nel 2018, circa 30 aziende hanno esportato sostanze proibite dall’UE, compresi i due gruppi tedeschi Bayer e BASF. E compresa l’italiana Finchimica .
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Il secondo pesticida vietato in tutta l’UE e più frequentemente esportato è il dicloropropene (1,3-D), utilizzato per combattere i nematodi nella coltivazione di ortaggi. Anche in questo caso la Ue ne aveva vietato l’utilizzo nel 2007 perché rappresenta una minaccia per la salute umana, nonché per gli uccelli, i mammiferi e gli organismi acquatici.
Tuttavia, nel 2018 sono state presentate nell’UE richieste di esportazione per un totale di 15.000 tonnellate di dicloropropene. In alcuni casi, la sostanza è stata miscelata con cloropicrina, un altro pesticida vietato che è stato utilizzato come arma chimica durante la prima guerra mondiale.
L’elenco sarebbe davvero lungo ma la realtà che emerge da questo quadro è di una semplicità disarmante: di fronte ai soldi la salute pubblica vale meno di zero. Specie se si tratta di quella di chi vive al di là del nostro giardino.
Tranne poi scoprire che i veleni che cacciamo dalla porta possono rientrare dalle nostre finestre attraverso le importazioni di cibi contaminati. Un circolo perverso che conosciamo da decenni…