“L’Italia non proseguirà nel negoziato europeo per un testo di conclusioni del Consiglio Agrifish sulle etichettature alimentari“. La ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova ha annunciato l’intenzione dell’Italia di abbandonare il tavolo Ue rilevando c”ome le trattative in corso a Bruxelles non siano state ispirate ad un approccio neutrale e abbiano confermato l’impossibilità di un’intesa”.
Il riferimento è all’attegiamento della Germania che, forte del suo ultimo mese alla presidenza di turno della Ue, vuole forzare la mano e accelerare i tempi per l’adozione di un’etichetta nutrizionale comune europea, imponendo di fatto il Nutriscore, l’algoritmo francese che boccia che boccia gli alimenti troppo grassi, salati e zuccherati ma non distinguendo il tipo di grassi finisce per dare il colore rosso all’olio extravergine di oliva così come al Parmigiano Reggiano.
In Europa hanno adottato il Nutriscore scelto da cinque paesi comunitari Francia, Spagna (seppur con qualche ripensamento del governo Sanchez), Germania, Belgio, Paesi Bassi, adottata già da Nestlé e Danone e sostenuta dal Beuc. Esiste poi un fronte avverso di paesi formato da Italia, Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Lettonia, Romania e Ungheria contraio all’etichetta a semaforo. L’Italia da parte sua ha adottato il logo nutrizionale facoltativo denominato NutrInform Battery, la risposta italiana al Nurtriscore francese.
L’intenzione della Germania, secondo quanto ha ricostruito il Sole 24 Ore on line, è quella di portare all’incontro del 15 di dicembre il tema e quindi di “accelerare i tempi per l’adozione di un’etichetta comune europea: nell’agenda originaria della Commissione Ue, ci sarebbe stato tutto il 2021 per trattare e raggiungere un indirizzo comune”.
“Insieme ad altri Paesi Ue – ha dichiarato la Bellanova – chiediamo da tempo che si lavori ad un possibile schema di etichettatura nutrizionale trasparente, in grado di aiutare i consumatori a prendere decisioni consapevoli a mezzo di informazioni fattuali sugli elementi nutritivi di un prodotto alimentare”. “Chiediamo che i prodotti tradizionali siano protetti e i consumatori rispettati, nel quadro di un approccio che favorisca diete bilanciate, senza discriminare alcun prodotto“, ha continuato la Ministra, rilevando come le trattative in corso a Bruxelles non siano state ispirate ad un approccio neutrale e abbiano confermato l’impossibilità di un’intesa.
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