Le vendite di biologico italiano sul mercato interno nel 2020 oltrepassano 4,3 miliardi di euro registrando una crescita costante in tutti i canali distributivi ed in particolare nell’e-commerce: questi i dati diffusi dall’Osservatorio Sana, a cura di Nomisma, con la fattiva collaborazione di AssoBio.
Il biologico ha rappresentato negli ultimi anni un modello valido per rispondere alle attese del consumatore, coniugando sostenibilità ambientale e competitività economica: il settore biologico ha trovato infatti un ruolo da protagonista nella strategia From farm to fork presentata dalla Commissione Europea.
A conferma della fiducia dei consumatori si registra il progressivo incremento delle famiglie acquirenti e l’incidenza del bio sul totale del carrello alimentare (che passa dal 2,2% del 2014 al 3,6% di quest’anno): 3,9 miliardi del totale sono infatti riferibili ai consumi domestici, +7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Fatta eccezione per il canale della ristorazione commerciale e collettiva, che segna un calo del -27% rispetto all’anno precedente ma il cui andamento riflette gli effetti dello scenario disegnato dal Coronavirus e riferibile in gran parte ai mesi di lockdown, il mercato domestico conferma il trend positivo favorito dalla crescente attenzione dei consumatori italiani verso i prodotti green, local e sostenibili.
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La fiducia dei consumatori in questi prodotti è rafforzata dalla presenza di un sistema di certificazione comunitario che disciplina in modo chiaro e comprensibile il metodo di produzione, l’etichettatura e il controllo. In particolare, l’Italia è leader europeo per numero di coltivatori biologici (oltre 70.000) e di imprese di trasformazione (oltre 10.000).
I negozi specializzati bio in catena ed indipendenti segnano un balzo del +8%. Molto positiva la dinamica delle vendite nella componente “altri canali” (che include negozi di vicinato, farmacie, mercatini, GAS, siti aggregatori di produttori): con 836 milioni di euro nel 2020 mette a segno una crescita +10%.
Ottime le performance nell’e-commerce in cui le vendite di biologico registrano una crescita a 3 cifre (+143% rispetto al 2019) superiore a quella ottenuta dalle vendite online di prodotti alimentari in generale (+125%). Dopo il boom nel periodo lockdown, le vendite di bio dell’e-commerce continuano a mantenere un ritmo di crescita elevato e più performante degli alimentari, in generale riportando un +182% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Più che positiva, nonché superiore a quella registrata dall’export agroalimentare nel suo complesso, la performance dell’export bio: nel 2019 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto quota 2.425 milioni di euro mettendo a segno una crescita del 7% rispetto all’anno precedente. Nel 2020 l’export di prodotti biologici raggiungerà i 2.619 milioni di euro (stime Nomisma) mantenendo un ritmo di crescita del 8% rispetto al 2019, con un incidenza del 6% sul totale export agroalimentare italiano.
Il bio rappresenta dunque una grande opportunità per la ripresa economica che ha bisogno di proposte innovative fondate sulla sostenibilità.
Assobio sottolinea l’importanza dell’opportunità di nuovi posti di lavoro derivanti dal mercato biologico, specialmente per i giovani, ruoli che oggi richiedono sempre maggiore specializzazione e competenze.
Parallelamente allo sviluppo del settore bio si è assistito infatti anche alla nascita di nuove figure professionali, sia in ambito tecnico (come l’Addetto alla Produzione Biologica, il Tecnico della Qualità BIO o lo Zoonomo Sostenibile), sia di figure specializzate e formate nella gestione dei moderni canali di vendita e nella promozione del made in Italy agro-alimentare nel mondo.
L’agricoltura biologica non è infatti sinonimo di un ritorno al passato, ma è sostenuta da innovazione e ricerca e rappresenterà la vera agricoltura del futuro, per un mondo sostenibile, attento alla salute del suolo, dell’ambiente e delle persone.
È la scienza a dirci che l’agricoltura biologica è la migliore opzione non solo per garantire beni pubblici come la tutela ambientale, ma anche per assicurare un reddito adeguato ai produttori.
Il fine è quello di dare agli operatori biologici prospettive di sviluppo e incentivare gli agricoltori convenzionali alla conversione al biologico, lavorando insieme per il riconoscimento del “giusto prezzo” dei prodotti e condividendo con essi concetti validi per tutto il settore. È necessaria una collaborazione tra tutte le Associazioni del mondo agricolo per aumentare i terreni bio in coerenza con la proposta europea del New Green Deal e rispondere alla crescente domanda interna con nuovi terreni coltivati con metodo biologico e nuovi posti di lavoro.
In Italia nei tre mesi da febbraio ad aprile 2020 hanno avviato la conversione al biologico 11 nuovi operatori ogni giorno.
La Commissione UE con la strategia Farm to Fork prevede l’obiettivo di dimezzare pesticidi e antibiotici entro il 2030 arrivando per quell’anno al 25% di superficie biologica in tutta la UE.
In Italia nei tre mesi da febbraio ad aprile 2020 hanno avviato la conversione al biologico 11 nuovi operatori ogni giorno.
Ma se siamo avanti rispetto alla media dell’Europa (dove le superfici biologiche costituiscono l’8% dei terreni agricoli), nonostante la crescita del mercato i terreni coltivati con metodo biologico sono poco più del 15% del totale: siamo al 60% dell’obiettivo del Green Deal.
“Per realizzare l’obiettivo è imprescindibile l’impegno delle istituzioni, che attraverso incentivi agli agricoltori biologici, campagne di informazione rivolte ai consumatori e iniezioni di fiducia al mercato possono accelerare la svolta che l’Europa sta chiedendo. Un ottimo incentivo già deriva dall’acquisto di prodotti biologici da parte di tutte le mense pubbliche, ma l’Europa ipotizza anche la riduzione dell’IVA su alcuni prodotti biologici, e sarebbe inoltre auspicabile un credito di imposta sui costi di certificazione per ridurre i prezzi al consumo” afferma Roberto Zanoni, Presidente di AssoBio.
“La legge ferma da ormai due anni al senato, riconoscerebbe il ruolo ambientale e sociale dell’agricoltura biologica in Italia, coerente con l’obiettivo strategico della Commissione europea, ovvero fare del settore agroalimentare europeo una eccellenza assoluta anche in termini di sostenibilità socio-ambientale, esprimendo un nuovo riferimento di valore a livello globale. L’auspicio di AssoBio è che l’Italia sappia cogliere questa grande occasione, mettendo a sistema le esperienze che il settore biologico ha maturato negli anni” conclude Roberto Zanoni.
AssoBio è l’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali. Fondata nel 2006 da 11 tra le più significative imprese biologiche italiane a oggi AssoBio conta circa 90 soci del settore agroalimentare e cosmetico, è retta da un consiglio direttivo costituito da imprenditori e conta su un team dedicato di professionisti. L’associazione nata per rispondere alle esigenze di tutela, di sviluppo e di partecipazione delle imprese ha l’obiettivo di orientare un sano sviluppo del sistema agroindustriale italiano verso la responsabilità ambientale e sociale, in linea con le attese del nuovo consumatore.