Vino siciliano, bottiglie turche e tappi, casse e carta velina prodotti in Bulgaria. Infine come per magia l’etichetta – contraffatta – riportava scritta e fregi del rinomato – e costosissimo – vino “Doc Bolgheri Sassicaia” relative a diverse annate tra il 2010 e il 2015, compresa la prestigiosa 2015 quella che fu contrassegnata dalla rivista Wine Spectator nel 2018 come “il miglior vino del mondo“.
Una truffa che aveva già fruttato 2 milioni di euro quella che è stata bloccata dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Firenze, a conclusione di una complessa ed articolata indagine di polizia giudiziaria ed eseguendo un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Firenze, Giampaolo Boninsegna, su richiesta della procura di Firenze che ha portato all’arresto di 2 persone mentre 11 sarebbero gli indagati a vario titolo per contraffazione internazionale del marchio e dell’indicazione geografica e ricettazione. Il giro d’affari, hanno spiegato le fiamme gialle, sarebbe stato stimato in circa 400.000 euro al mese.
Le bottiglie di vino contraffatte riproducevano falsamente gli ologrammi e i segni distintivi originali e venivano vendute a livello internazionale. Nel corso delle indagini, riporta il sito del Sole 24 Ore, svolte per oltre un anno dai militari della compagnia di Empoli, a fine settembre sono stati sequestrati nella provincia di Milano circa 80mila pezzi contraffatti tra etichette, bottiglie, tappi, casse di legno utilizzabili per confezionare circa 1.100 casse di vino “Sassicaia 2015”, per un totale di 6.600 bottiglie, il cui valore di mercato, laddove il prodotto fosse stato originale, si sarebbe avvicinato ai 2 milioni di euro. La tempestività dell’intervento ha consentito, tra l’altro, di intercettare la consegna di un ordine di 41 casse di “Sassicaia 2015” già confezionate e pronte per essere vendute.
Da quanto emerso, la produzione e vendita del mercato illecito parallelo si attestava su circa 700 casse di vino contraffatto al mese, per un totale di 4.200 bottiglie, con un introito illecito stimato che si aggirava sui 400mila euro. Secondo le ricostruzioni investigative, diversi clienti tra cui, in particolare, coreani, cinesi e russi avevano già fatto ordini per un migliaio di casse mentre una piccola parte sarebbe stata destinata al territorio nazionale. All’interno del magazzino utilizzato per l’attività illecita – secondo quanto accertato dai militari della GdF – i due arrestati si occupavano dell’imbottigliamento, dell’etichettatura e della carta velina sulle bottiglie nonché del successivo assemblaggio della cassa.