In Veneto, 3 aree urbane su 7 hanno superato il limite di Pm10 in un anno, ma anche Lombardia e Piemonte non se la passano bene. Il particolato, per l’appunto, è uno dei principali inquinanti dell’atmosfera, e la presenza di agenti inquinanti nell’aria rappresenta un rischio per l’ambiente e per la salute dell’uomo. Per questo sono di particolare interesse i dati raggruppati e sistematizzati dalla fondazione Openpolis per avere un quadro chiaro della situazione dell’inquinamento nelle nostre regioni.
“Da una parte – scrive Openpolis – hanno effetti dannosi per il clima, poiché molti di questi agenti assorbono e riflettono le radiazioni solari, contribuendo all’innalzamento delle temperature e al cambiamento climatico. Dall’altro sono dannosi per l’uomo, perché colpiscono l’apparato respiratorio e non solo, provocando malattie croniche e danni permanenti”. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ogni anno l’inquinamento atmosferico causa circa 4 milioni di morti, dovute a problemi di cuore, tumori ai polmoni e malattie respiratorie.
Il triste primato del Nord
Openpolis ha raccolto i dati Ispra e Arpa/Appa relativi alle emissioni di Pm10 dal 1 gennaio al 30 settembre 2018 nelle aree urbane del paese. Raggruppando i dati per regione, sono tre quelle dove alcune delle aree urbane monitorate hanno superato il limite di Pm10 per più di 35 giorni. Si tratta di Veneto, Lombardia e Piemonte. In Italia, la sua presenza nell’aria viene regolata dal decreto legislativo 155/2010, che stabilisce un valore limite giornaliero (50 μg/m3, cioè 50 microgrammi di Pm10 per un metro cubo di aria) da non superare più di 35 volte in un anno. L’area di Brescia è quella maggiormente esposta all’inquinamento da Pm10, con 60 giorni di superamento del valore limite. Seguono Torino (49 giorni) e l’agglomerato di Milano, che comprende Como e Monza, dove i giorni di sforamento sono stati 43. Anche Padova, Lodi, Venezia e Vicenza hanno superato il limite per più di 35 volte.
Campania e Calabria sorvegliate del Sud
Spostandosi verso sud invece, la situazione tende a migliorare, tolte alcune eccezioni, che rimangono comunque sotto il limite. Tra queste Avellino e Palermo, entrambe con 27 giorni di superamento e Napoli (25). Dai dati spiccano anche alcune grandi regioni del sud, come Campania e Calabria. In nessuna delle due il limite è stato superato per più di 35 giorni, ma la maggior parte delle zone monitorate hanno registrato valori superiori a 50 μg/m3 per più di 10 volte.
Le città metropolitane le aree più preoccupanti
La città metropolitana del capoluogo piemontese si trova nella situazione più preoccupante per quanto riguarda le emissioni di Pm10. Seguono Milano e Venezia, con poco meno di 100 giorni di sforamento. Più distaccate, ma comunque al di sopra del limite, le città metropolitane di Napoli e Bologna. 114 giorni in più di sforamento del limite di Pm10 nella città metropolitana di Torino, rispetto a quella di Reggio Calabria. Al lato opposto della classifica, con un numero di giorni inferiore a 10, troviamo le città metropolitane di Genova, Catania, Messina e Reggio Calabria. Andando indietro, e affidandosi ai dai Istat, è possibile invece capire tra i grandi inquinanti, quale città metropolitana ha fatto maggiori progressi: complessivamente, i comuni che nell’arco dei 3 anni hanno ridotto maggiormente il numero di sforamenti sono Torino e Palermo, con 19 giorni in meno nel 2016 rispetto al 2014.
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