9.431 prodotti che si presentano come “senza glutine” o “senza lattosio”. Sugli scaffali del supermercato, secondo la settima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, realizzato in collaborazione con Nielsen, nel ricco e popolato mercato dei prodotti “free from”, ossia senza qualcosa, il posto d’onore tocca a queste due categorie che assieme fanno il 13,1% dell’offerta alimentare complessiva.
Se a queste si aggiunge il settore che punta sulla riduzione o sull’eliminazione degli zuccheri (in questo caso aggiunti) le cifre si fanno ancora più interessanti. I prodotti “senza zuccheri aggiunti” o con “pochi zuccheri” sono oggi arrivati al 4,4% di incidenza sul totale del food rilevato, con molte bevande a base di frutta, yogurt, confetture, latte di mandorla e altre bevande piatte.
Resta comunque prevalente il mercato per intolleranti e allergici che nel 2019 ha generato 3,7 miliardi di euro di vendite, ossia il 14,5% del giro d’affari totale del paniere food dell’Osservatorio Immagino (esclusi acqua e alcolici). Rispetto ai 12 mesi precedenti, le vendite sono aumentate di +2,6%, migliorando di un punto percentuale i risultati dell’anno precedente. A sostenere l’espansione del mercato dei prodotti per intolleranti è stata soprattutto l’offerta (+2,3%), e quindi la maggior presenza sulle etichette dei claim “senza glutine” e “senza lattosio”, mentre la domanda è risultata positiva ma più tiepida (+0,3%).
Siamo diventati, dunque, un popolo di celiaci? Non si direbbe, dai dati ufficiali, ma di certo la tendenza che vede non intolleranti acquistare cibi gluten free non è certo in riduzione. Almeno a giudicare dai numeri raccolti dall’Osservatorio Immagino.
Vale dunque la pena, forse, ribadire che tanto sui prodotti per celiaci che su quelli per gli intolleranti al lattosio, ci sono molte convinzioni sbagliate, alcuni “miti alimentari”, come li definirebbe il professor Alberto Ritieni, curatore della fortunata rubrica del Salvagente, che vale la pena sfatare.
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Lo facciamo con 7 “fake” molto ricorrenti.
Per dimagrire mangio pasta gluten…
FALSO La moda attuale spinge tanti a scegliere pasta senza glutine pur non avendone necessità perché non affetti dal morbo celiaco o di gluten sensitivity. Spesso si dice per dimagrire più rapidamente; il paradosso è che molti di questi prodotti devono prevedere l’uso di emulsionanti come ad esempio i mono e i digliceridi per compensare la mancanza del glutine e soprattutto delle sue funzioni. Questo porta ad avere dei prodotti pari se non superiori come quantità di calorie presenti nel piatto.
Ai bambini do pasta senza glutine per evitare mal di pancia…
FALSO “Nonostante sia diffusa tra i genitori la percezione che il glutine sia fonte di disordini addominali funzionali nei loro figli, il nostro studio ha sconfessato nel 70% dei casi analizzati che il glutine sia la causa di dolori addominali ovvero che non esiste una correlazione tra la dieta gluten free e la scomparsa di questo tipo di disturbi intestinali”. Così il professor Ruggiero Francavilla, pediatra e gastroenterologo, presso l’Università di Bari ha commentato al Salvagente i risultati dell’ultimo studio condotto su 1.100 bambini pubblicati sulla rivista American Journal of Gastroenterology, negli Stati Uniti dall’autorevole Nature. Una ricerca che mostra come, nei soggetti non celiaci e in cui il mal di pancia non era causato da altre patologie, la “soggettività del genitore, da un lato, le mode dall’altro”, spiega il professor Francavilla, “spesso creano falsi allarmi e favoriscono diete che possono causare disturbi veri per la crescita del bambino”.
Senza glutine è senz’altro più salutare…
FALSO Si sbaglia a pensare che “senza glutine” sia sinonimo di più salutare. A confermarlo, uno studio commissionato dall’associazione dei consumatori olandesi, Consumentenbond, riportato dal portale inglese FoodNavigator, secondo cui gli alimenti senza glutine sono spesso superiori in zuccheri, grassi e sale e con meno fibre rispetto ai prodotti tradizionali simili che contengono glutine.
Inoltre i risultati di una ricerca condotta dalla School of Public Health dell’Università dell’Illinois a Chicago e pubblicati sulla rivista internazionale Epidemiology dovrebbero mettere ulteriormente in guardia: chi segue una dieta senza glutine mostra concentrazioni di arsenico nelle urine due volte maggiori rispetto agli altri e livelli del 70% maggiori di mercurio nel sangue. La spiegazione plausibile? I prodotti gluten free, contengono farina di riso come sostituto del grano, ma il riso è soggetto alla bioaccumulazione di alcuni metalli tossici derivanti da fertilizzanti, suolo o acqua.
A ogni modo un prodotto gluten free è più naturale…
FALSO La domanda porsi è: come viene sostituito l’azione “collante” del glutine? Prendiamo il caso della pasta, analizzata dal Salvagente nel numero di gennaio 2017 (l’esempio però vale per qualunque prodotto del genere: pane, pizza, merendine, biscotti…). L’effetto legante del glutine in questi casi si ottiene con gli additivi, vietati nella pasta tradizionale, e consentiti in quelle “speciali”. Se analizziamo gli ingredienti scopriamo che, fatta eccezione di pochi prodotti, la maggior parte ricorre all’emulsionante, E471 o Mono- e digliceridi degli acidi grassi. Il motivo? Per legare meglio l’impasto, una funzione che nella pasta “tradizionale” è svolta proprio dal glutine e dal suo potere di collante.
Non bevo più latte perché mi gonfia…
FALSO Siamo nel mondo dell’intolleranza, ovvero non siamo più capaci di usare il lattosio del latte per ricavare zuccheri più semplici e utili. Il colpevole è l’enzima lattasi che nel nostro intestino divide il lattosio in due zuccheri semplici come glucosio e galattosio. La lattasi è un enzima detto “inducibile” ovvero è lo stesso latte a stimolarne la sua sintesi e ne produciamo tanto da piccoli perché il latte è per lungo tempo l’unica fonte di nutrienti. Con lo scorrere del tempo il nostro organismo riduce o azzera la produzione di lattasi perché intanto siamo stati svezzati. Non accade a tutti di svezzarsi e non avviene allo stesso modo, percui alcuni adulti tollerano ancora il lattosio. Talvolta si produce meno lattasi oppure si consuma meno latte per un lasso di tempo e così facendo comunichiamo al nostro organismo di essere stati “svezzati”, nostro malgrado. Se il lattosio non si divide in due parti la conseguenza sarà qualche dolore di pancia, del gonfiore addominale o della flatulenza.
Prendo gelati e formaggi senza lattosio per dimagrire…
FALSO Per rendere la consistenza cremosa l’industria usa molti oli vegetali, il risultato dal punto di vista delle calorie è identico se non superiore.
Un prodotto senza lattosio mi gonfierà meno…
FALSO Ancora una volta per rendere la cremosità di un gelato, un dolce o un formaggio senza lattosio l’industria deve ricorrere a eccipienti e addensanti. Alcune marche ne utilizzano in quantità più elevata e i loro prodotti possono causare disturbi di digestione.