125 persone raggiunte, in diverse comunità indigene dell’Amazzonia Brasiliana. Sono quelle che hanno ricevuto i primi aiuti concreti, una cesta basica alimentare (non a caso definita di sopravvivenza) e un kit di mascherine, guanti e disinfettanti, grazie alla raccolta fondi Covid19-Aiutiamo il popolo indigeno dell’Amazzonia, organizzata su GoFundme da Ivanilde Carvalho, un’attivista per i diritti umani e la difesa dei popoli nativi. Una raccolta che ha coinvolto molti lettori del Salvagente che hanno voluto contribuire con generosità, e che è tutt’altro che conclusa.
Oltre ai risultati diretti della campagna, contribuire a strumenti di sicurezza a cui in molti non hanno accesso e all’alimentazione di famiglie isolate dal virus e dalle misure imposte dalla pandemia, questi aiuti hanno avuto un altro effetto: mobilitare (e offrire gli strumenti) alle donne indigene per realizzare mascherine da distribuire alle proprie comunità, attivando una gara di solidarietà ulteriore.
Un aiuto iniziale – la campagna prosegue e ovviamente non si ferma – che è stato documentato anche attraverso molte fotografie che testimoniano i beneficiari raggiunti.
Cosa rischiano gli indigeni dell’Amazzonia
Prima gli incendi, poi gli espropri della terra in favore di allevatori, industrie e ricerca minerarie. Poi l’isolamento completo, assediati da una parte dal Covid19 e dall’altro dalla fame e dalla mancanza di qualunque strumento sanitario per tutelarsi.
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Gli indigeni delle aree interne dell’Amazzonia brasiliana hanno lanciato un disperato appello per una sopravvivenza che ogni giorno si fa più difficile, più dura. Lo hanno fatto attraverso i loro leader anche all’Italia e da qui parte una raccolta fondi organizzata su Gofundme per aiutarli a resistere.
Il Covid19 ne minaccia l’esistenza e la quarantena obbligatoria la dignità e la sopravvivenza. Tagliati fuori da qualunque aiuto dal governo di Bolsonaro – lo stesso che ha definito “una febbriciattola” il Covid, condannando a migliaia di morti il suo paese -, esclusi dalla possibilità di un lavoro, senza neppure ricevere un kit minimo di sopravvivenza, queste persone rischiano di scomparire. E lasciare l’Amazzonia agli appetititi di chi la vede come una miniera di soldi da sfruttare per i propri interessi.
Loro non cedono, con la resilienza di chi si è visto deportare dalle proprie terre tradizionali da oltre 500 anni e non ha mai smesso di lottare per difenderle, continuano a portare la loro lotta in tutto il mondo, convinti che l’Amazzonia e la sua custodia sia un bene dell’umanità.
Il Salvagente ne aveva raccontato le tragiche denunce, incontrando assieme a Greenpeace tre dei loro leader lo scorso ottobre.
Chiediamo aiuto agli italiani
Uno di loro, José Luis Kassupa, coordinatore dell’Organizzazione dei popoli indigeni della Rondônia, del NordOvest del Mato Grosso e dell’Amazzonia del Sud (Opiroma), aveva deciso di chiedere aiuto agli italiani. Attraverso la sua rete di contatti José Luis ha lanciato una raccolta fondi su Gofundme. 10mila euro per fornire al numero maggiore di famiglie possibili già individuate nelle Aldeias (le comunità) urbane e fuori dalle città, un kit basico sanitario antiCovid (mascherine, disinfettanti, ecc.) e generi alimentari per affrontare questo periodo di isolamento senza essere costretti a mendicare o a uscire dalle loro terre, con tutti i rischi che questo comporterebbe.
I fondi raccolti, spiegano nella raccolta fondi, sono stati inviati all’Organizzazione dei popoli indigeni della Rondônia.
Salviamo l’Amazzonia da chi vuole farre terra bruciata
“Salviamo questi popoli che già devono resistere agli appetiti di chi vorrebbe privarli delle proprie terre per sfruttarle economicamente e distruggere una risorsa naturale oltre che una biodiversità ecologica e sociale unica. E facciamolo presto, dato che il tempo è importante: queste famiglie hanno bisogno di tutto il nostro aiuto ora!” chiude molto efficacemente la petizione, lanciata da Ivanilde Carvalho, un’attivista per i diritti umani e la difesa dei popoli nativi.
Lei stessa, spiega, che a farla decidere è stata una telefonata da José Luis Kassupà con una drammatica richiesta di aiuto. “Per questo ho deciso di organizzare questa raccolta fondi per far superare questo periodo di crisi attraverso la donazione di strumenti di prevenzione sanitaria e alimenti”. Un obiettivo che il Salvagente ha condiviso senza riserve e che inoltra nuovamente ai suoi lettori, convinto che faranno crescere questo appello, condividendolo e aiutando a portarlo a compimento.