Migliaia di pazienti senza cure e con le rate da pagare. Questa la pesante l’eredità lasciata dalla catena odontoiatrica Dentix che alla fine del lockdown ha deciso di non riaprire le 57 cliniche attive in Italia. Nel nuovo numero del Salvagente in edicola (acquista qui la copia digitale) dedichiamo un lungo servizio curato da Massimo Solani al caso Dentix e alle ragioni della chiusura continua delle catene low cost.
Ma come si possono tutelare i pazienti rimasti senza cure e con i finanziamenti da onorare? “Occorre evitare che chi ha ottenuto finanziamenti debba restituire quanto è stato versato a Dentix e chi ha già pagato, senza ricevere cure, possa ottenere il rimborso delle rate“. Secondo l’avvocato Giovanni Franchi, presidente di Konsumer Emilia–Romagna, la soluzione viene fornita dall’art. 125 quinquies del Tub, il Testo unico bancario, ai sensi del quale “Nei contratti di credito collegati, in caso di inadempimento da parte del fornitore dei beni o dei servizi il consumatore, dopo aver inutilmente effettuato la costituzione in mora del fornitore, ha diritto alla risoluzione del contratto di credito, se con riferimento al contratto di fornitura di beni o servizi ricorrono le condizioni di cui all’articolo 1455 del codice civile”.
“La risoluzione del contratto di credito – prosegue l’articolo 125 del Tub – comporta l’obbligo del finanziatore di rimborsare al consumatore le rate già pagate, nonché ogni altro onere eventualmente applicato. La risoluzione del contratto di credito non comporta l’obbligo del consumatore di rimborsare al finanziatore l’importo che sia stato già versato al fornitore dei beni o dei servizi. Il finanziatore ha il diritto di ripetere detto importo nei confronti del fornitore stesso.”