Rispondendo ad un’interrogazione alla Camera, il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa ha chiarito che “non è necessario nessun certificato medico per la scelta del atto vegan a scuola”. “Qualcuno ha tentato, per fortuna senza successo, di scoraggiare le scelte alimentari vegane e vegetariane, sempre più preferite dagli italiani, fissando l’obbligo di certificazione medica per poter avere un pasto in una mensa scolastica, in un ospedale, in una residenza per anziani, tentando di smentire quanto avvenuto fino a oggi con le attuali Linee Guida ministeriali che fin dal 2010 e con una Nota chiarificatrice emanata nel 2016 stabiliscono che, non essendo una malattia, la scelta etica e culturale vegana o vegetariana di una persona, di una famiglia, così come le scelte alimentari religiose, non è sindacabile né attestabile da un medico, di responsabilità personale – afferma Paola Segurini, responsabile LAV Area Vegan – organismi scientifici indipendenti in ogni parte del mondo hanno espresso e ribadito più volte la validità e l’adeguatezza delle scelte alimentari in tutti gli stadi del ciclo vitale con riduzione o esclusione dei prodotti di origine animale. Oggi, finalmente è chiaro che continuerà a non esserci l’assurda richiesta del certificato medico per bambini e adulti”.
Nel testo della risposta del Ministro della Salute letta alla Camera dalla Sottosegretaria Sandra Zampa, si può leggere, fra l’altro: “Tali affermazioni fanno intendere in maniera inequivocabile che la prescrizione medica è necessaria solo per le diete che, per cause patologiche, richiedono, necessariamente, l’esclusione di determinati alimenti. Infatti, le Linee di indirizzo a pagina 9, riguardano quanto segue: «In particolare il servizio di ristorazione scolastica deve: (…) prevedere la possibilità di pasti specifici per determinate condizioni cliniche (allergie/intolleranze) o esigenze etiche/culturali/religiose». Alla luce di quanto esposto emerge che le linee di indirizzo in esame distinguono nettamente i regimi alimentari connessi ad aspetti di natura etica, culturale e religiosa, rispetto alle diete ad esclusione, legate – si ribadisce – esclusivamente a condizioni patologiche, come le allergie e le intolleranze alimentari. Per queste motivazioni il percorso diagnostico « ad hoc» non può essere in alcun modo confuso con un regime alimentare vegetariano o vegano”.