Garda, Trasimeno e Bracciano, aumentano le microplastiche nei laghi

microplastiche

In tre anni nelle acque del lago di Garda, Trasimeno e Bracciano è aumentata la concentrazione media di microplastiche. I dati raccolti da Goletta dei Laghi insieme ad Enea, per il progetto Blue Lakes fotografano una situazione che preoccupa gli ambientalisti. In particolare, nel lago di Garda si è passati dalle 9.900 particelle del 2017 alle 131.619 del 2019 per km2. Nelle acque del Trasimeno da quasi 8mila nel 2017 a 25mila particelle nel 2019. Sul lago di Bracciano da 117.288 particelle registrate nel 2017 a 392.401 nel 2019. La forma predominante presente in tutti i laghi nei tre anni è quella dei frammenti, derivanti per lo più dalla disgregazione dei rifiuti. “Nel corso delle ultime edizioni della Goletta dei Laghi – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – la nostra associazione ha avviato insieme ad Enea dei monitoraggi specifici sulle microplastiche delle acque interne, poco studiate finora per questo aspetto, monitorando un gran numero di laghi, che oggi ci forniscono la base di dati da cui partire per costruire consapevolezza sulla portata del fenomeno. I primi dati che abbiamo diffuso sono quelli relativi al lago di Garda, Trasimeno e Bracciano, sui cui lavorerà in questi anni il progetto Blue Lakes con azioni territoriali mirate”.

Obbiettivo: una carta dei laghi

Finanziato dal Programma Life e co-finanzato da PlasticsEurope, il progetto ha come capofila e coordinatore Legambiente, mentre Arpa Umbria, Autorità di Bacino dell’Italia Centrale, Enea, Global Nature Fund, Lake Constance Foundation e l’Università Politecnica delle Marche completano il partenariato. Obiettivo di Blue Lakes è quello di ridurre e prevenire la presenza di questi inquinanti invisibili attraverso una serie di azioni che coinvolgeranno istituzioni, enti e autorità locali, aziende e cittadini. Tra gli obbiettivi c’è la stesura della Carta del Lago che suggerirà tra l’altro: limiti di scarico, programmi di monitoraggio, miglioramento dei processi di trattamento delle acque reflue, indicazioni per la riduzione dell’impatto derivante dalle aziende e dalle famiglie e suggerimenti su iniziative di sensibilizzazione per i residenti.

Ancora non esiste uno standard

“I dati sulla presenza e la diffusione delle microplastiche negli ecosistemi delle acque interne raccolti in questi anni consentono di migliorare e approfondire la conoscenza di un fenomeno sempre più diffuso, ma per il quale non esiste ancora una standardizzazione a livello internazionale dei metodi di monitoraggio – spiega Maria Sighicelli ricercatrice del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali Enea – Inoltre non esistono programmi di monitoraggio delle microplastiche nei laghi. L’esperienza maturata ad oggi evidenzia la necessità di avviare campagne stagionali di raccolta secondo un protocollo condiviso di campionamento e metodi di analisi”.