Coronavirus, certificati medici a scuola, la rivolta dei pediatri: “Norma inapplicabile”

È aperta rivolta da parte di pediatri e medici di base contro la disposizione voluta dal presidente del Consiglio, che impone alle scuole di richiedere agli studenti il certificato medico dopo cinque giorni di assenza. Una regola ritenuta inapplicabile dai medici interessati: “I nostri studi sono affollati anche di genitori e bambini sani, per la richiesta di adempimenti burocratici che non garantiscono alcuna protezione – spiega il presidente della Federazione italiana medici pediatri, Paolo Biasci – Da una parte diciamo che i bambini devono frequentare il meno possibile ambulatori e pronto soccorso e dall’altra li facciamo venire per un adempimento inutile”. “Così è il caos – continua Biasci -, si mettono in difficoltà le famiglie costrette dalle scuole a chiedere ai pediatri di cure primarie di attestare l’assenza di malattia. In un momento critico come questo, dobbiamo in tutte le Regioni rispondere in maniera univoca alle esigenze di salute pubblica e per farlo abbiamo bisogno di muoverci in maniera coordinata”.

Medici di famiglia: non firmiamo

Anche i medici di famiglia sono sul piede di guerra, come sottolinea il segretario del sindacato di settore di famiglia Fimmg, Silvestro Scotti: “Dovremmo dare il nostro via libera al rientro a scuola dei bambini, che come noto presentano pochi o nessun sintomo anche in caso di positività al nuovo coronavirus, senza alcuna base scientifica”. “Non firmerò alcun certificato finché l’Istituto superiore di sanità non ci farà avere i riferimenti in base ai quali certificare con assoluta certezza la non contagiosità di un bambino per coronavirus dopo un episodio respiratorio, senza aver fatto un tampone. I medici sono stati lasciati soli per l’ennesima volta. Darci la responsabilità di certificare un rientro in aula significa far ricadere su di noi lo scaricabarile tra il sistema scolastico e quello sanitario”. Nel frattempo l’Istituto superiore di sanità ha chiarito che una persona può dichiararsi guarita dal coronavirus in presenza di due tamponi negativi a distanza di 24 ore. Ma anche qui: i medici di base e i pediatri non hanno accesso ai tamponi, come fanno ad essere certi di quello che dovrebbero certificare?

Il ministero chiarisca

Paolo Biasci si rivolge alle istituzioni: “Chiediamo che il ministero dell’Istruzione, d’intesa col ministero della Salute, spieghi con chiarezza in una circolare che fino al 15 marzo la riammissione a scuola potrà avvenire senza certificato medico in tutte le Regioni in cui non è stata sospesa l’attività scolastica, fatte salve le assenze superiori a 5 giorni per malattie infettive soggette a denuncia”. “In molte Regioni la certificazione di riammissione in classe è stata abolita da anni proprio perché ritenuta inutile anche alla prova delle valutazioni scientifiche. Il triage telefonico e i consigli che abbiamo dato alle famiglie hanno sinora funzionato bene. Non dobbiamo tornare indietro, rischiando peraltro di allargare il contagio, solo perché una prescrizione transitoria non è stata correttamente recepita dalle scuole. La rete delle cure primarie sta reggendo a un’incredibile pressione. Non possiamo permetterci di aggiungerne di inutili e dannose”. Intanto, alcune scuole hanno già iniziato a autoregolarsi. A Roma, ad esempio, c’è chi chiede l’autocertificazione ai genitori, nel caso in cui il medico di famiglia si rifiuti di firmare il certificato medico.