La Camera dei Deputati ha approvato una mozione sull’antibiotico-resistenza con la quale i firmatari chiedono “al Governo di intervenire con iniziative molto concrete e mirate per arginare il fenomeno, ancora troppo sottovalutato, della resistenza agli antibiotici, soprattutto a livello di prevenzione sia nell’ambito dell’assistenza sanitaria che in quello dell’allevamento degli animali”.
L’emergenza sanitaria esiste già : nel 2015 sono state circa 33.000 le morti nei Paesi Ue causate da infezioni antibiotico-resistenti e, se questa tendenza non venisse invertita, potremmo ritrovarci tra trent’anni con un tasso di mortalità più alto di quello per tumori. Silvana Nappi, deputata Movimento 5 Stelle, è la seconda firmataria della mozione approvata oggi ma nel suo curriculum può vantare una risoluzione – anch’essa approvata – e una proposta di legge – arenata alla Camera da un anno – sempre sullo stesso argomento: “Questa è una battaglia per la salute delle persone e dell’ambiente a cui tengo personalmente”.
Onorevole, quale sarà il passo successivo alla mozione?
La mozione è stata approvata alla presenza del Governo questo significa che adesso ha l’impegno a dare seguito a quanto abbiamo messo nero su bianco nel provvedimento.
Cosa avete chiesto in particolare?
Nè più né meno di quello che l’Europa e l’Organizzazione mondiale della Sanità chiedono da tempo, ovvero che i governi mettano in atto una serie di iniziative per arginare il fenomeno dell’antibiotico resistenza. E, soprattutto, che ci sia un controllo sullo stato delle iniziative. Tra i punti fondamentali, abbiamo chiesto che nella valutazione degli obiettivi raggiunti dai direttori sanitari ci sia anche il fatto di aver evitato la propagazione delle malattie infettive nella sua struttura.
Perché ritiene che questo punto sia di fondamentale importanza?
Perché la maggior parte, ma non tutte, delle infezioni resistenti agli antibiotici si propagano all’interno degli ospedali perché i locali non sono adeguatamente sanificati e questo non possiamo permettercelo.
In che senso?
Rischiamo che per molto tempo avremmo una carenza di antibiotici efficaci: la ricerca costa e le aziende farmaceutiche non sono disposte ad investire nel trovare nuovi antibiotici efficaci anche nei confronti di batteri resistenti agli attuali farmaci.
Il nostro ultimo test di laboratorio ha evidenziato tracce di antibiotici nel latte intero e Uht in vendita nei supermercati: le chiedo – nella sua veste da medico – quanto questa assunzione costante di farmaci attraverso al filiera alimentare può contribuire all’antibiotico resistenza?
Sono d’accordo con i colleghi che avete intervistato nel vostro lungo servizio: non ci sono elementi per escluderlo anche perché i batteri resistenti si possono sviluppare anche in soggetti che in vita loro non hanno mai fatto abuso di antibiotici. Questo significa che da solo un cattivo uso di questi farmaci non può spiegare l’antibiotico-resistenza. Anche per questo motivo nella nostra mozione abbiamo impegnato il Governo “ad adottare iniziative efficaci a contrastare la resistenza antimicrobica nell’ambito della tutela della salute umana, animale e dell’ambiente, introducendo misure finalizzate all’uso corretto e appropriato degli antimicrobici, con obiettivi misurabili per limitare la comparsa della resistenza antimicrobica, nell’assistenza sanitaria umana, nella zootecnia e nell’acquacoltura”.
Nel nostro test abbiamo utilizzato un metodo di analisi nuovo che consente di evidenziare anche piccole quantità di antibiotici che ai controlli ufficiali sarebbero sfuggite. Se ali ente di assumersi l’impegno a portare a conoscenza del Governo che c’è un metodo di analisi più efficace pronto per essere utilizzato dai controllori?
Assolutamente si. Sono alla continua ricerca di metodi innovativi perché la scienza fa i suoi progressi e noi abbiamo il dovere di seguirli.