25 milioni di multa collegati all’obsolescenza programmata. Arrivano dalla Francia e colpiscono Apple, responsabile di aver messo in atto pratiche di marketing ingannevoli. Nello specifico, l’accusa per il produttore americano è la mancanza di informazioni sul rallentamento dell’iPhone a seguito di un aggiornamento del software. Ad annunciare la sanzione è la direzione generale per la concorrenza, il consumo e la repressione delle frodi (Dgccrf): “Il gruppo Apple ha accettato di pagare una multa di 25 milioni di euro nel contesto di un’operazione criminale”. Come riporta Le Monde, l’accusa aveva aperto il 5 gennaio 2018 un’indagine preliminare per “obsolescenza pianificata” su richiesta dell’associazione Stop obsolescenza programmata (Hop), che accusava Apple di aver deliberatamente rallentato il suo vecchio modelli di smartphone per accelerare la loro sostituzione.
Gli aggiornamenti che rallentavano il software
L’indagine, che è stata affidata alla Dgccrf, “ha mostrato che i proprietari di iPhone non erano stati informati che gli aggiornamenti del sistema operativo iOS (10.2.1 e 11.2) che stavano installando avrebbero probabilmente portato a un rallentamento del funzionamento del loro dispositivo “. Apple ha commentato: “Siamo contenti di questo risultato”, “Il nostro obiettivo è sempre stato quello di creare prodotti sicuri che siano apprezzati dai nostri clienti e far durare l’iPhone il più a lungo possibile è una parte importante”.
Esulta l’associazione anti-obsolescenza
“Questa è una prima vittoria storica contro le pratiche scandalose pronte da lanciare, sia per i consumatori che per l’ambiente”, ha reagito a sua volta in un comunicato stampa Laetitia Vasseur e Samuel Sauvage, i co-fondatori dell’associazione Hop, che ha fatto affidamento su quasi 15.000 testimonianze per lanciare il suo appello. L’associazione indica inoltre che intende presentare una richiesta di risarcimento danni per i clienti danneggiati.Tecnicamente, va ricordato però, la condanna in Francia non è stata comminata per obsolescenza programmata, ma per “pratiche commerciali ingannevoli per omissione” di informazione al cliente.
Il precedente in Italia
Nel 2018, Apple e Samsung erano state multate dall’Antitrust per analogo motivo in Italia: le società avevano rallentato volontariamente il software per far durare la batteria di più, o almeno questa è la loro difesa. Peccato che nessuno avesse avvertito i consumatori.
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