L’aggressione dei cyberbulli, il lato oscuro del web per i nostri ragazzi

La nostra inchiesta sul lato oscuro del web si è aperta con un servizio su Ragazzi e sesso, ha affrontato il cyberbullismo e si conclude con scuola e Internet

Qual è il rapporto con la rete dei nostri figli? Quali opportunità e che rischi corrono, soli nel mare del web, come sono quasi sempre quando con il loro smartphone, col pc o col tablet navigano senza rete?

La nostra inchiesta sul lato oscuro del web si è aperta ieri con un servizio su Ragazzi e sesso. Proseguirà con scuola e Internet
La nostra inchiesta sul lato oscuro del web si è aperta ieri con un servizio su Ragazzi e sesso. Proseguirà con scuola e Internet

Il Salvagente ha deciso di condurre i genitori in un’inchiesta sugli aspetti più oscuri (ma non certo infrequenti) del web. In particolare sul cyberbullismo.

I NUOVI BULLI

“A volte succede che dei bulli ti costringano a fare delle foto strane e poi le mettono su facebook, instagram e nelle chat di whatsapp e poi finisci nei guai; a me non è mai successo però so di un ragazzino che si è trovato tutti addosso. Può iniziare da una banale presa in giro di uno a cui si aggiungono altri. Io ne sto alla larga ma c’è gente che soffre molto. Però ad esempio una cosa alle mie amiche è successa: sono state adescate da pedofili, ma loro hanno capito e hanno lasciato perdere”, racconta Leonardo, un ragazzino di seconda media.

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Bassa autostima, depressione, scarso inserimento relazionale sono solo alcuni degli effetti dannosi che il cyberbullismo può provocare nei giovanissimi. I ragazzi avvertono che l’immagine di se stessi è danneggiata per sempre e potenzialmente da tutti. Perché la rete, che sembra proteggere l’aggressore (in realtà rintracciabile) può distruggere la vittima.

Se è vero, infatti, che i bulli sono sempre esistiti, è altrettanto vero che questa convinzione genera un atteggiamento fatalista, negativo quando si devono invece cercare soluzioni per arginare un fenomeno pericoloso (tanto quello dell’uso della pornografia usata come strumento di conoscenza di cui abbiamo parlato nella precedente puntata dell’inchiesta).

Ne è convinta Antonella Brighi, ricercatrice in Psicologia dello sviluppo all’Università di Bologna, che si occupa di bullismo e cyberbullismo in età scolare ed adolescenziale. “La dimensione virtuale gli adolescenti oggi ha un ruolo molto importante sia per la costruzione della propria immagine di se’ che delle proprie relazioni. Ed è per questo che è necessario anche conoscere e indagare i pericoli a cui il web espone i ragazzi”, ammonisce la ricercatrice.

I GENITORI FANNO FINTA DI NULLA

Soprattutto quando la rete di protezione è scarsa, sia dal punto di vista della scuola che della famiglia. “I genitori – il cui compito educativo cyber bullismoè primario – tendono a nascondere il problema, con le scuse più varie. Del resto sono loro stessi ad usare la rete e i social troppo spesso in modo infantile”, aggiunge Brighi. Che insieme ad altre colleghe (Maria Luisa Genta e Annalisa Guarini), ha somministrato questionari a campione nel 2007/2008 e di nuovo due anni dopo, conducendo con loro progetti internazionali di indagine sul cyberbullismo subìto e agito, sulle reazioni emotive suscitate dall’azione del bullo, sui comportamenti di fronte agli atti di prevaricazione (materiali su www.bullyingandcyber.net) . Del resto, dall’ultimo rapporto Istat si evince che nel 2014, poco più del 50% degli 11-17enni ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi o ragazze nei 12 mesi precedenti; il 19,8%, poi, è vittima assidua di bullismo, cioè lo subisce più volte al mese. E per il 9,1% gli atti di prepotenza si ripetono con cadenza settimanale.

DISTRUTTI IN MONDOVISIONE

Inoltre, tra i ragazzi che utilizzano cellulare e/o internet, il 5,9% denuncia di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network. Inoltre, ancora una volta, le ragazze sono più di frequente vittime di cyber bullismo (7,1% contro il 4,6% dei ragazzi).

Cyber Bullying“Ciò a cui bisogna pensare è che le conseguenze psicologiche e sulla vita di relazione di chi subisce cyber bullismo possono essere più gravi di quelle che provengono dal bullismo ‘tradizionale’ perché l’immagine di se’ è scalfita in ‘mondovisione’: tutti – potenzialmente – possono sapere tutto”, spiega Brighi. Considerando, poi, anche che è sempre più frequente l’uso dei gruppi chat su whatsapp, si comprende come, nella vita quotidiana, le vessazioni possano ripercuotersi su giovani esistenze.

“Dietro lo schermo ci si sente più protetti e più forti, si superano le inibizioni”, aggiunge la ricercatrice. E al contempo, si cerca un rafforzamento del proprio io costruendosi un’identità virtuale: si fanno e scrivono cose per avere feed-back che ribadiscano quell’identità. Ecco perché “non si può fingere che questo meccanismo esista e bisogna capire per offrire occasioni in cui, al contrario, affinare la sfera della capacità empatica e dell’affettività”.