L’Anses ha invitato i produttori a migliorare le informazioni sulle confezioni di coppette mestruali soprattutto specificando che la sindrome da shock mestruale tossico può essere anche conseguenza di un uso scorretto di questi prodotti. Insomma, l’Agenzia chiede che si segua l’esempio dei tamponi. L’Agenzia francese ricorda che il rischio di sviluppare questa sindrome causata da una tossina batterica è legato alle condizioni d’uso di tutte le forme di protezione periodica interna. Raccomanda pertanto di fornire informazioni più chiare sul rischio di sindrome da shock tossico mestruale e sui suoi sintomi agli operatori sanitari e alle donne. Per quanto riguarda l’imballaggio e i volantini, questa richiesta di miglioramento riguarda in particolare i produttori di coppette mestruali, più recentemente arrivati ​​sul mercato.
L’Agenzia ha integrato il suo lavoro di esperti del 2018 con ulteriori test su coppette e tamponi mestruali al fine di caratterizzare meglio la composizione dei loro materiali e stimare i rischi rispetto allo Staphylococcus aureus, i batteri responsabili della SCT.
Questi test hanno rivelato la presenza di sostanze chimiche nei tamponi e nelle coppette mestruali, ma senza superare le soglie di salute. D’altra parte, Anses non ha evidenziato una relazione diretta tra le proprietà fisico-chimiche dei materiali di queste protezioni intime e un rischio di aumento della TSS.
L’Agenzia raccomanda tuttavia ai produttori di migliorare la qualità di questi prodotti al fine di eliminare o ridurre al minimo la presenza di sostanze chimiche.