L’ex Circumvesuviana, la Roma Nord-Viterbo e la Roma-Ostia Lido si confermano, anche nel 2019, le prime tre peggiori linee ferroviarie italiane. La classifica, stilata come ormai consuetudine, da Legambiente si basa su quantità e qualità dei treni in circolazione e degli effetti che essi producono sulla quotidianità dei pendolari italiani. (continua dopo l’immagine)
“Il rilancio della mobilità su ferro nelle città e la condizione che vivono i pendolari devono diventare una priorità dell’agenda politica nazionale. Questo purtroppo non avviene” spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente. La situazione che si vive da dieci anni sulle tre linee peggiori d’Italia è inaccettabile, è la conseguenza di drastici tagli e di disattenzione al servizio. Mentre si continua ad ascoltare delle promesse, il numero di passeggeri è diminuito fino al 30%.
Il rapporto, infatti, mostra una riduzione dei treni, un allungamento dei tempi di percorrenza, con la conseguenza che sempre più persone preferiscono utilizzare la propria auto oppure il pullman. Scelte che in qualche modo paghiamo tutti, sotto forma d’inquinamento. Non solo, la minore richiesta spinge molte regioni a prendere decisioni paradossali: come l’aumento delle tariffe (Com’è già avvenuto in 16 regioni) o il taglio nei collegamenti (Attuato in 13 regioni): dal 2010 al 2019 il costo per i pendolari è aumentato notevolmente senza che a questo corrispondesse un cambio dell’offerta in termini di qualità e quantità. A rilento procede lo “svecchiamento” dei convogli, dismissioni avviate in molte regioni e che si ferma a un’età media di 15,4 anni. Un dato migliorativo rispetto al 2017 (16,8), ma che non fa ben sperare. Nel caso specifico, i miglioramenti riguardano soprattutto il Nord e il Centro, mentre Puglia, Campania (dove l’età media dei convogli rimane alta – 19,7 anni, ndr), Sicilia e Sardegna restano in attesa. Ancora per qualche anno.