Se la Legge di Bilancio, attualmente in corso di approvazione, dovesse andare in porto così com’è in questo momento, dall’anno prossimo sarà meglio pagare puntualmente i tributi locali, altrimenti si rischia il pignoramento del conto corrente.
La novità è contenuta nella norma che introduce l’accertamento esecutivo anche per i tributi locali, come Imu, Tasi e Tari (sono invece escluse le multe).
In pratica, a partire dal 1° gennaio 2020, chi non è in regola con il pagamento di un tributo locale riceverà dal Comune un avviso di accertamento che conterrà già l’intimazione ad adempiere. Dalla notifica di questo atto, il cittadino avrà 60 giorni di tempo per pagare (o per fare ricorso), dopodiché l’atto diventerà immediatamente esecutivo e il Comune potrà procedere al recupero forzato delle somme con gli strumenti che la legge gli mette a disposizione, come il pignoramento, il fermo amministrativo e l’ipoteca.
Si va verso l’addio alla cartella esattoriale?
Dunque, si preannuncia vita dura per chi non è in regola perché i tempi per passare dall’accertamento del debito all’esecuzione saranno rapidissimi: non dovendo più attendere l’iscrizione al ruolo e la formazione della cartella esattoriale, il procedimento per il recupero delle somme viaggerà spedito verso l’esecuzione forzata se non ci si metterà in regola nei tempi concessi.
Attualmente il procedimento è più lungo: il primo atto notificato al contribuente è l’avviso di accertamento (contro cui si può fare ricorso entro 60 giorni) che non è di per sé un titolo esecutivo; ma una volta scaduti i tempi per pagare o opporsi, questo avviso. costituisce il titolo da iscrivere nell’ingiunzione di pagamento (o nella cartella dell’Agenzia delle Entrare Riscossione), questo sì, atto esecutivo.
Dunque, anche di fronte a quest’ultimo atto si può decidere se fare ricorso o pagare. Ma se non si fa nulla, si apriranno le porte per la procedura esecutiva.
Un sistema complesso, quindi, che si sta pensando di snellire per aiutare gli enti locali a riscuotere efficacemente i propri crediti. I maggiori problemi li hanno avuti gli enti che – preferendo un fisco meno vessatorio e più vicino al cittadino – hanno scelto di gestire direttamente la riscossione dei loro tributi, senza avvalersi dell’Agenzia per la Riscossione (ex Equitalia per intenderci). Ma la scelta non ha pagato, e ora questi stessi enti chiedono di poter operare sostanzialmente con gli stessi poteri dell’Agenzia delle Entrate, ovvero con un accertamento che sia (scaduti i termini per pagare o opporsi) immediatamente esecutivo nei confronti del contribuente moroso. Per avere insomma mano libera e veloce nell’aggredire il patrimonio di chi non è in regola con il pagamento delle tasse.
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Sollecito di pagamento e possibilità di rateizzare
Due tutele sono comunque previste per il cittadino: innanzitutto, in presenza di debiti fino a 10.000 euro vi è l’obbligo per il Comune di inviare un sollecito di pagamento prima di procedere all’esecuzione forzata.
Inoltre, il contribuente potrà regolarizzare la propria posizione, rateizzando il debito (da un minimo di 4 rate fino ad un massimo di 72, in base all’importo della somma dovuta).