Da Bologna, dove migliaia di persone stanno invadendo il Villaggio contadino allestito da Coldiretti per tutto il fine settimana, la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova fa retromarcia sugli Ogm. E dopo le polemiche della sua apertura, lanciate dal Salvagente, ci tiene a chiarire una volta per tutte il suo pensiero: “Gli Ogm sono vietati in Italia e tali rimarranno – scandisce – e i produttori agricoli non devono temere assolutamente le mie posizioni”. Insomma, quelle parole che solo pochi giorni fa avevano scatenato preoccupazione e rabbia tra consumatori e agricoltori italiani – quando la ministra aveva dichiarato di voler aprire sugli Organismi geneticamente modificati “un confronto rapido anche con le parti imprenditoriali” sottolineando che si trattava di “un tema delicato” – da Bologna, anche di fronte alla folla che la ascolta in platea sotto il sole che scotta, perdono peso. E Bellanova preferisce insistere sul tema della ricerca: “Noi dobbiamo investire in questo senso per dare ai nostri agricoltori la possibilità di coltivare dei prodotti che siano sempre più collocabili sul mercato e appetibili per i consumatori, salvaguardando le nostre tipicità e la qualità altissima delle nostre produzioni”, chiarisce. E aggiunge: “Vogliamo per caso che arrivino le multinazionali a fare ricerca sulle nostre varietà?”.
Sul Ceta, invece, insiste: “Il trattato Ceta non l’ho fatto io e non è in discussione adesso in Parlamento: il Ceta c’è, è in vigore. Noi abbiamo il dovere di leggere i dati, di affrontare le criticità, e i produttori sanno che hanno una ministra che andrà a fare tutte le battaglie necessarie per salvaguardare tutte le nostre produzioni e per inserire più Dop rispetto a quelle che sono già state inserite, magari dando spazio alle eccellenze del sud Italia”. “Noi – insisto – le battaglie le dobbiamo fare non lamentandoci, ma convenendo che esistono dei punti critici a cui dobbiamo dare delle soluzioni”.
In realtà, some avevamo scritto pochi giorni fa, il trattato tra Europa e Canada è entrato in funzione solo in parte in via sperimentale, dopo l’ok dell’Unione europea, ma spetta ai singoli Stati accettare anche le parte più controverse (come l’armonizzazione degli standard di produzione alimentare), tramite una ratifica. Decisione che fino ad ora l’Italia non ha preso, al contrario di altri paesi tra cui la Francia
La ministra ha parlato molto di tracciabilità e di Europa dal palco bolognese. Ma anche di clima, vista la coincidenza con la grande manifestazione degli studenti che hanno invaso le strade di tutto il mondo per il Fridays for future. “Non dobbiamo permettere furti della nostra identità e che parmisan e finti lambruschi” siano equiparati agli originali, un concetto questo ribadito con forza anche dal presidente di Coldiretti Ettore Prandini.
“Siamo ritornati in Europa come un paese fondatore e ci riprendiamo il ruolo che ci è dovuto: non andiamo lì per lamentarci ma per portare delle proposte”, scandisce Bellanova. “La Pac deve corrispondere alle esigenze della cultura mediterranea, non devono essere tolte risorse: noi dobbiamo andare in Europa per impedire i tagli che il commissario aveva previsto sul bilancio e sulle politiche comunitarie. E con una convinzione profonda, ovvero che la battaglia per la tracciabilità deve diventare una battaglia nostra e degli altri paesi, questo è necessario per salvaguardare la nostra produzione e le nostre eccellenze”.
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Il cambio climatico, per Bellanova, è un problema serissimo e per affrontarlo l’agricoltura può avere un ruolo “strepitoso”: “L’agricoltura deve tornare ad essere il centro delle politiche ambientali perché è attraverso il recupero delle terre incolte che si dà un contributo alla salvaguardia del sistema, è attraverso le buone norme di coltivazione che si hanno prodotti di qualità, è attraverso il rispetto e la ricucitura del territorio che noi contribuiamo ad evitare situazioni di grande sofferenza e criticità”.
E, infine, sui danni causati dalla cimice asiatica e dalla xylella, Bellanova è ferma nel sostenere che non debba più accadere di doversi trovare impreparati di fronte all’emergenza. “Non è vero che queste situazioni non si possono combattere”. Uno strumento c’è per la ministra ed è – ancora una volta – quello della tracciabilità: “Si devono far arrivare nel nostro paese prodotti che vengono effettivamente controllati ed esportando prodotti dei nostri coltivatori che seguono le regole della buona coltivazione e della buona trasformazione”.