C’è un nuovo concetto di vite iperconnesse, ed è quello che riguarderà i bebé della nuova generazione. Diverse aziende, tra cui Pampers, sono pronte a immettere in commercio pannolini connessi a internet, per la gioia dei genitori ansiosi di monitorare i figlioletti in lungo e largo.
I modelli in uscita
Quella che fino a pochi anni fa sarebbe potuta sembrare fantascienza, diventa una realtà a portata di mano nell’epoca dell’internet delle cose (in inglese internet of things), espressione con cui s’intende il collegamento in rete di semplici elettrodomestici, e in generale di oggetti nati senza questa prerogativa. Pampers, in particolar modo, sta lavorando a Lumi insieme a Google: si tratta di un set di pannolini connessi che saranno in vendita insieme a una telecamera e un monitor, strumenti utili a controllare il bebè. Anche un’azienda italiana, la siciliana Parmon, sta lavorando a un suo modello. Ma cosa dovrebbe fare il pannolino connesso? Di base, avvertire i genitori che il bimbo ha appena fatto pipì o pupù, ma anche informare sullo stato di salute del figlioletto (per esempio potrebbero misurare la temperatura corporea o la qualità del sonno dello stesso) A tal scopo sono già state messe in vendita attrezzatura 3.0: come la fascia breathing wear, che il piccolo può indossare per comunicare dati come il battito cardiaco (e in questo caso, se parliamo di bambini con complicazioni, la cosa è più che sensata).
I nostri dubbi
Ma tornando ai pannolini connessi, presumibilmente agli smartphone dei genitori premurosi, qualche perplessità rimane. Tralasciando i dubbi sull’efficacia di un’educazione basata sull’ansia e l’ipercontrollo di mamma e papà , ci chiediamo quanto possa costare un sistema di pannolini con chip e connessione, considerando che in media un poppante ne fa fuori tra i sei e i sette al giorno. E poi, soprattutto, che sia in wireless o con bluetooth, siamo sicuri che sottoporre il bambino a fonti di emissioni di onde elettromagnetiche così ravvicinate sin dalla nascita non gli faccia male? Non sarebbe meglio usare il buon vecchio olfatto e gli altri sensi per verificare lo stato delle cose, come fa l’essere umano da millenni?