La Francia si aggiunge ai paesi europei che hanno ratificato il Ceta, l’accordo commerciale Ue-Canada, entrato parzialmente in vigore nel 2017. Tra le clausole che diventano operative con la ratifica nazionale, che l’Italia finora si è rifiutata di fare, c’è la libera importazione di alimenti, tra cui la carne. FoodNavigator ha passato in rassegna le differenze di etichettatura tra la carne e i suoi derivati prodotte in Europa e quella in arrivo dal Canada, e i punti critici che emergono per i consumatori sono parecchi. Il portale si affida alle valutazioni di Katia Merten-Lentz, partner di Keller e Heckman, studio legale specializzato in diritto relativo al commercio internazionale. La prima questione ad essere sollevata è se i requisiti europei in materia di etichettatura delle carni siano adeguati per garantire che i clienti dell’Ue siano pienamente informati sull’origine e le condizioni di crescita delle carni importate nell’ambito del Ceta.
L’origine in etichetta
Ai sensi della normativa europea, le etichette delle carni bovine e dei prodotti a base di carne, fresche o congelate, devono indicare il paese di origine. Ciò è definito sia dal paese in cui è stato allevato l’animale sia da dove è stato macellato. I regolamenti europei rimuovono qualsiasi spazio di interpretazione attraverso uno schema dettagliato per determinare il paese di origine, a seconda dell’età di macellazione, del peso e delle specie dell’animale. Al contrario, la carne importata canadese può essere stata in parte allevata negli Stati Uniti in base alle normative statunitensi, mentre il suo paese di origine ufficiale è il Canada. Le normative e i requisiti di etichettatura odierni possono lasciare il consumatore ignaro della sua vera origine.
E per le carni non bovine è ancora peggio
Inoltre, l’etichettatura del paese di origine è attualmente obbligatoria solo per le carni bovine. Anche se la valutazione d’impatto della Commissione ha confermato che l’origine della carne sembra essere una delle principali preoccupazioni per i consumatori, l’origine della carne suina, ovina, caprina e avicola non deve essere etichettata, a meno che la mancata indicazione di ciò possa indurre in errore il consumatore. Ciò significa che suini o pollame di origine canadese possono essere venduti sul mercato europeo senza l’obbligo di informare il consumatore della sua origine non europea. Per contrastare ciò, diversi Stati membri – tra cui la Francia – hanno adottato schemi sperimentali di etichettatura di origine obbligatoria per carne o ingredienti a base di carne. A seconda delle norme nazionali, l’origine canadese della carne può essere etichettata.
I mangimi ogm
Nell’UE, gli organismi geneticamente modificati (Ogm), compresi quelli ottenuti attraverso nuove tecniche di riproduzione, sono soggetti a una legislazione specifica e rigorosa. Ancora una volta, la politica è significativamente diversa in Canada. Basti pensare che il salmone geneticamente modificato è già sul mercato canadese. La carne geneticamente modificata è ancora molto rara e non può essere importata nell’UE nell’ambito del CETA. Tuttavia, vi sono alcune preoccupazioni sull’uso delle colture Ogm nei mangimi. In effetti, queste colture sono consentite all’interno dell’UE come mangime per bestiame e non come cibo, e non è necessario che siano menzionati nel pacchetto.
Carne trattata con ormoni e benessere degli animali
È teoricamente vietato importare in Europa carne di animali trattati con ormoni della crescita. Tuttavia, l’accordo commerciale rimane silente per quanto riguarda l’importazione di scarti di origine animale e di animali allevati con antibiotici. Questo silenzio potrebbe portare a iniziative di proteste nell’UE per rafforzare le informazioni dei consumatori conformemente al diritto europeo. Ad esempio, alcune aziende stanno già promuovendo la loro carne etichettando il benessere degli animali. La valutazione del benessere degli animali si basa su riferimenti scientifici internazionali e oltre 230 criteri. L’etichettatura della carne rimane la principale preoccupazione dei consumatori nell’Ue, e il Ceta ne aggiunge delle nuove.
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