“Un tavolo urgente di crisi, allargato anche agli altri Ministeri competenti (Salute, Ambiente) e a tutte le Regioni coinvolte per valutare ogni possibile iniziativa” per combattere la piaga della cimice asiatica, che sta mettendo in ginocchio il comparto delle pere. A chiederlo è il presidente di Alleanza cooperative agroalimentari, Giorgio Mercuri, secondo cui serve “lo stanziamento di risorse straordinarie da attivare per dare una pronta risposta alle migliaia di produttori agricoli coinvolti dall’emergenza della cimice asiatica che sta causando la perdita fino al 100% del raccolto delle pere” in diverse aziende. La lettera è stata spedita al Ministro delle politiche agricole alimentari forestali e del turismo Gian marco Centinaio. A lanciare l’allarme sono soprattutto i produttori di pere dell’Emilia-Romagna, dove si trova oltre il 70% della coltivazione di pere in Italia. Confagricoltura avverte: “Danni gravissimi causati dalla cimice asiatica si stanno riscontrando su tutte le varietà”. L’insetto rovina la qualità del frutto e ne rende invendibile la maggior parte.
Situazione ancora più drammatica per il biologico
E se in generale le armi di contrasto sono poche e non risolutive, la situazione è ancora più drammatica per il comparto biologico, che non può far affidamento sui fitofarmaci. A spiegarlo al Salvagente è Ivano Soave, agronomo di Agrintesa, fornitore di ortofrutta per i maggiori gruppi di trasformazione: “È un disastro, nel comparto biologico rischiamo di perdere il 70-80% della produzione. Come armi efficaci possiamo utilizzare solo le reti e i parassitoidi. Solo che le prime, molto usate per le mele per un altro parassita, sono difficili da adattare ai vecchi impianti dei pereti, che non ne avevano bisogno prima”. I parassitoidi sono insetti “buoni” che innestano le loro uova dentro quelle degli insetti infestanti. “Uno ritenuto efficace contro la cimice asiatica è la vespa samurai, ma la sperimentazione è lunga” conclude Soave.