Avastin-Lucentis, Garattini: “Sbagliato prescrivere il farmaco più caro, sono uguali”

Per il momento, a rimetterci sono stati solo i 70 pazienti dell’ospedale Sacco di Milano, che si sono visti cancellare le visite prenotate con il professor Giovanni Staurenghi, direttore della clinica oculistica. Ma la protesta singolare avviata dal medico potrebbe riaprire di fatto il caso del Avastin-Lucentis, già condannato dalla Corte europea di giustizia come un cartello tra le aziende Roche e Novartis. Come raccontato dal Salvagente in passato, le due case farmaceutiche si erano messe d’accordo per far si che la prima non chiedesse l’autorizzazione a far prescrivere il farmaco meno caro (Avastin) contro la maculopatia, una malattia degli occhi che colpisce soprattutto gli over 70. Ma in effetti i due farmaci sono allo stesso modo efficaci per curarla: l’unica differenza sta nel fatto che Roche – che produce Avastin – non aveva mai chiesto di allargare le indicazioni anche per quella patologia dell’occhio. Confermata l’equivalenza anche dall’Agenzia italiana per il farmaco e dal Consiglio di stato, l’assessore alla sanità lombarda ha deciso che per ogni iniezione il rimborso dovuto è di 55, 60 euro, indipendentemente se viene prescritto l’Avastin (80 euro a iniezione) o il Lucentis (900 euro a iniezione). Sulla questione il Salvagente ha interpellato Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”.

Professor Garattini, la storia del Lucentis e dell’Avastin non è nuova.
A suo tempo noi in consiglio superiore di Sanità avevamo fatto una notevole attività per convincere tutti che non c’è nessuna differenza tra i due prodotti, né dal punto di vista dell’efficacia né da quello della sicurezza. Soltanto che il prezzo è completamente diverso. Secondo me ha fatto benissimo l’assessore Gallera a dire che rimborsa soltanto una certa cifra.

Perché?
Non vedo perché il servizio sanitario nazionale debba pagare alti costi per prodotti che sono simili. Non ci sono evidenze di differenze.

Neanche dal punto di vista delle controindicazioni o degli effetti collaterali?
No, perché tra l’altro una molecola è un pezzo dell’altro sostanzialmente, c’è molta similitudine. D’altra parte lì è stato un gioco che hanno fatto le industrie, tanto è vero che hanno dovuto pagare una multa.

Com’è stato possibile che le due case farmaceutiche facessero questa scelta a scapito dell’interesse dei malati?
Purtroppo a livello dell’Unione europea, le regole che riguardano i farmaci stabiliscono che soltanto l’industria può decidere e può far la domanda di avere un’indicazione. Se chi produce Avastin non dà la documentazione che esiste comunque per avere l’autorizzazione a usarla per la macula, l’ente regolatore non può dare l’autorizzazione. È una cosa già di per se stessa poco nell’interesse della gente, perché se un ente indipendente, un gruppo di ricercatori, trova che un farmaco va bene per una certa indicazione non vedo perché l’autorità regolatoria non debba accettarlo, soprattutto se il farmaco costa di meno.

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Ma il bugiardino di Avastin è stato cambiato dopo le sentenze delle varie autorità? La Novartis era tenuta a farlo?
No, perché non è stata tenuta a farlo. È per quello che forse il primario si rifiuta, perché non c’è l’indicazione su quel prodotto.

E quindi se succedesse qualcosa a un paziente…
Rischierebbe di andarci di mezzo lui. Ma in questo caso no. Una volta che l’assessore ha preso questa decisione, il medico può fare la scelta che vuole.

Quindi non c’è una questione di libertà lesa per il medico
In realtà la libertà dipende dalla conoscenza. Se sai che un farmaco costa di meno, non sei più nella situazione di una volta in cui il rapporto era soltanto con il paziente. Oggi viviamo in un sistema in cui c’è un servizio sanitario nazionale, e ogni cosa che io faccio che è sbagliata o che ha un costo eccessivo rispetto ad altro che potrei fare, in fondo ledo la comunità, perché sottraggo risorse che non sono infinite. Io come medico ho il dovere di fare tutto quello che serve al paziente, ma non posso non tener conto del fatto che comunque uso soldi pubblici, e quindi ho una responsabilità nei confronti di tutta la comunità.

Insomma, il diritto alla salute è importante ma c’è anche altro…
Ognuno di noi non ha soltanto il diritto alla salute, ma anche il dovere di mantenere la salute, perché in un servizio sanitario nazionale, tutto quello che facciamo con tutte le nostre cattive abitudini di vita, evidentemente non è un atto di solidarietà nei confronti di quelli che invece ne hanno bisogno.

Ci sono altre storie di farmaci equivalenti trattati in maniera diversa?
Certamente. C’è tutto il problema del farmaco dal nome generico rispetto a quello dal nome di fantasia. Quando uno fa pagare allo stato la differenza tra due principi attivi uguali, solo perché uno è di marca, in fondo sta facendo qualcosa contro l’interesse del paziente, o contro del sistema sanitario, se il farmaco non è pagato dal paziente.

A pensare male si potrebbe dire che in alcuni casi i dottori possano preferire il farmaco di marca perché hanno una relazione d’interessi con la casa farmaceutica.
Però questo non dovrebbe avvenire. Peggio ancora, perché lì non è più la libertà di decidere quello che va bene per il paziente, è un altro tipo di atteggiamento, per essere benigni.