Negli Stati Uniti è un’abitudine che quasi ogni americano sopra i 40 anni non tralascia di seguire. Quasi 30 milioni di cittadini non dimenticano di prendere ogni giorno una cardioaspirina, convinti così di prevenire infarti e ictus. Quasi uno su cinque lo fa senza alcuna prescrizione o alcun parere del medico. In Italia, pur senza arrivare a queste cifre, la tendenza è identica.
Non allarmatevi (o almeno non troppo), non vogliamo dire che l’uso costante di aspirina non serva a ridurre le possibilità di una malattia cardiaca; il problema è che per molti i rischi che questo comporta potrebbero di gran lunga superare i benefici.
Il monito arriva proprio dagli Stati Uniti, paese dove domina il fai-da-te sui medicinali da banco: l’uso regolare di aspirina può causare gravi effetti collaterali, in particolare emorragie interne. E in chi non soffre di malattie cardiache, il pericolo potrebbe diventare serio.
Le linee guida pubblicate dall’American Heart Association (AHA) e dall’American College of Cardiology (ACC) a marzo sconsigliano a chi ha superato i 70 anni l’uso quotidiano di aspirina per prevenire un attacco cardiaco o un ictus nelle persone di età superiore ai 70 anni e in tutti gli adulti di qualsiasi età che sono a elevato rischio di emorragia.
Un monito forte, ma forse arrivato in ritardo, almeno a leggere quanto dichiara da anni US Preventive Services Task Force, un gruppo indipendente che sviluppa raccomandazioni sull’assistenza sanitaria preventiva. L’associazione ripete inascoltata che non ci sono prove sufficienti per valutare i benefici o i danni dell’aspirina negli adulti di età pari o superiore a 70 anni.
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L’aspirina è un farmaco anti-piastrinico. Ciò significa che impedisce alle piastrine (un tipo di cellula del sangue) di aggregarsi e formare coaguli di sangue nelle arterie. Per chi ha restrizioni nelle arterie, in particolare se ha già avuto un infarto o un ictus, ci sono prove evidenti che l’assunzione di aspirina giornaliera a basse dosi riduca significativamente il rischio di un secondo evento cardiovascolare.
Sebbene l’età possa aumentare la probabilità di eventi cardiaci che possono essere prevenuti dall’uso quotidiano di aspirina, può anche aumentare il rischio di sanguinamento interno. Uno studio pubblicato su The Lancet nel giugno 2017, ad esempio, ha mostrato che il rischio di sanguinamento gastrointestinale grave, potenzialmente fatale era più alto nelle persone di 75 anni e più.
E tre studi randomizzati – spiega in un lungo articolo Consumer Reports, riportando il monito dei cardiologi statunitensi – pubblicati nel 2018 hanno mostrato pochi benefici per il cuore dall’uso quotidiano di aspirina, mentre era sensibile un aumento del rischio di emorragie per coloro che usano il farmaco per la prevenzione primaria.
Ora le nuove linee guida Usa affermano che chi è tra i 40 e i 70 anni, non ha malattie cardiache conosciute ma ha condizioni che aumentano la probabilità di infarto e ictus, come il diabete di tipo 2, può considerare l’assunzione giornaliera di cardioaspirina, ma solo se consigliata dal medico.