Scatta tra meno di due mesi, il 31 agosto, il termine ultimo per tutti coloro che allevano animali da compagnia inseriti nell’elenco delle specie esotiche invasive varato dall’Unione Europea nel decreto 230 del 2017, per mettersi in regola con le nuove norme.
Multe pesanti
Tra la cinquantina di specie inserite nella disposizione: lo scoiattolo grigio nordamericano, diverse specie di gamberi, la rana toro e la tartaruga palustre americana Trachemys scripta, con le sue varie sottospecie (orecchie rosse e orecchie gialle). “L’elenco diventerà presumibilmente assai più lungo con il varo dell’elenco nazionale delle specie invasive in corso di elaborazione da parte del Ministero dell’Ambiente” scrive l’Ansa. La norma stabilisce che chi li ha dovra’ denunciarne il possesso. Con l’avvicinarsi della scadenza WWF e Societas Herpetologica Italica (SHI) ricordano a tutti i cittadini di mettersi in regola, anche per evitare di incorrere nelle pesantissime sanzioni previste dalla legge: la mancata denuncia di possesso è punita con sanzioni tra 150 e 20mila euro e per la violazione dei divieti di introduzione, detenzione, trasporto, utilizzo, scambio o cessione e riproduzione si va da mille a 50mila euro.
Come denunciare le specie in possesso
Il reato più grave, il rilascio in ambiente, è punibile invece con arresto sino a tre anni e sanzioni tra 10mila e 150mila euro. Per la denuncia è sufficiente compilare, eventualmente con l’aiuto del proprio veterinario, un modulo scaricabile on line dal sito del ministero dell’Ambiente e inviarlo al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. L’attestazione dell’invio, tramite PEC, fax o raccomandata postale, autorizza automaticamente il proprietario a continuare a detenere il proprio animale da compagnia. I privati cittadini, così come i Comuni, per mettersi in regola possono compilare e spedire il modulo (hanno tempo fino al 31 agosto 2019).
I centri di detenzione regionale
Nel caso in cui vogliano affidare l’animale in possesso ai centri di detenzione regionali dovranno attenderne la realizzazione. Le Regioni e le Province autonome sono chiamate a realizzare centri di detenzione o a convenzionarsi con strutture private. SHI e WWF sollecitano Regioni e Province autonome inadempienti ad adeguarsi a quanto previsto per la creazione e gestione di centri di detenzione, consultando il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e confrontandosi con le associazioni scientifiche e ambientaliste, e cercare così una soluzione, in proprio o attraverso una convenzione, per mettersi al passo con gli obblighi di legge.