Caro Salvagente,
ho un grosso problema con mia mamma che ha un inizio di demenza (Alhzheimer) e al momento vive ancora sola. L’altro giorno l’hanno contattata dalla “Enel” dicendole che le spettava un rimborso di 90 euro. Lei molto incautamente ha inviato foto della sua carta di identità e ha fornito il suo IBAN. Volevo sapere: cosa puo’ succedere ora? Che rischio corre avendo fornito questi dati personali?
Altra cosa: lei continua a farsi “raggirare” e cambia continuamente fornitore di gas e luce, è diventato un incubo. C’è un modo in cui puo’ essere tutelata? Questa cosa le mette molta ansia perchè poi si rende conto di aver sbagliato e se ne rende conto, ma poi quando la chiamano non riesce a non dare ascolto o a mettere giù il telefono o dare il mio contatto. Apprezzo veramente qualsiasi suggerimento o consiglio.
Cordialmente Lisa
Cara Lisa, abbiamo inoltrato il suo quesito a Valentina Masciari, legale di Konsumer Italia. Ecco la sua risposta
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Gentile Lisa,
dubito che sia stato il fornitore di sua madre a contattarla, perché se realmente le fosse spettato un rimborso, non si procede con tali modalità : in genere viene inviata una comunicazione scritta e se la persona è ancora cliente di quel fornitore, il rimborso avviene attraverso un accredito sulle fatture di periodo. Inoltre, questo del rimborso è un trucchetto che viene utilizzato molto spesso, per riuscire ad avere i dati necessari per un contratto.
Se consideriamo ciò, mi chiedo a chi la signora abbia inviato la foto della sua carta di identità e, quindi, dato il suo Iban, perché potrebbe averli forniti a uno dei numerosi fornitori presenti sul mercato. Lei, potrebbe contattare l’attuale fornitore per verificare se esistono pratiche con richieste di cambio gestore, a nome di sua madre, ma anche se fosse così, non riuscirebbe a sapere da quale fornitore è stata presentata la richiesta.
Credo, sempre per quello che sappiamo, che sua madre non abbia fatto alcuna registrazione vocale o firmato qualcosa, quindi questo è già positivo. E’ anche vero però, che potrebbero montare ad arte una registrazione o apporre una firma falsa sul contratto : ne abbiamo visti parecchi di questi casi. Se così fosse, nel momento in cui sua madre riceverà un contratto o una lettera di benvenuto o la prima fattura, potrà contestare la cosa e quindi disconoscere il contratto, chiedendo la procedura di ripristino, cioè il contestuale rientro al precedente fornitore.
Chiaramente per tutto questo, la nostra Associazione Consumatori, Konsumer Italia, è sempre pronta a supportare sua madre e Lei in questa pratica.
Per la parte delle continue chiamate, considerando che dire a sua madre di non rispondere non porta a nulla, che l’inserimento del numero nel registro delle opposizioni, non la tutela adeguatamente, suggerirei, magari, in modo molto semplicistico, di attivare un trasferimento di chiamata sul numero della figlia, così la madre non riceverebbe più telefonate di questo tipo ma è anche vero che non riuscirebbe a ricevere chiamate da nessun altro, potrebbe solo farle in uscita. E’ una soluzione estrema che limita la libertà della signora ma praticamente non c’è nulla che possa impedire, in assoluto, la ricezione di queste chiamate da parte dei numerosissimi call center che lavorano per i vari fornitori.
Passano gli anni ma ancora continuano tali pratiche scorrette e non si è riusciti a trovare o non si vuole trovare, un modo per far sì che tutto questo non avvenga…forse perché, in fondo, nonostante i vari proclami di correttezza, i fornitori qualche ritorno ce l’hanno?