Airbnb & Co.: la questura fornirà i dati degli affittuari al Fisco

Nuove norme in arrivo per quanto riguarda gli adempimenti e i controlli fiscali sugli affitti brevi, tipici del periodo vacanziero, compresi quelli prenotati tramite i portali come Airbnb. Sono quelle contenute nel decreto Crescita (Dl 34/2019) in corso di conversione in Parlamento.

Dalla questura al Fisco

Sugli affitti brevi dal dicembre 2018 esiste l’obbligo di comunicare alla Questura le generalità degli inquilini che locano l’appartamento. Ora una norma contenuta nel dl Crescita – che per entrare in vigore prevede una norma attuativa, quindi non è immediatamente operativa alla conversione in legge – prevede che, come riporta il sito del Sole 24 ore, i dati comunicati dai locatori alla Polizia di Stato saranno forniti all’Agenzia delle Entrate dal ministero dell’Interno (in forma anonima e aggregata per struttura ricettiva). Il Fisco potrà usarli per controllare il pagamento delle imposte. E li comunicherà ai Comuni che potranno verificare il versamento dell’imposta di soggiorno.

Airbnb deve fungere da sostituto di imposta

Il decreto torna anche sulla questione della responsabilità dell’intermediario on line di riscuotere la ritenuta fiscale e versarla nelle casse dello Stato come già previsto dal decreto 50/2017 e disatteso però dai più. Il nuovo provvedimento prevede la responsabilità in solido per la ritenuta fiscale sugli affitti brevi da parte dei soggetti residenti in Italia, che facciano parte di uno stesso gruppo e per il quale non sia stato nominato il rappresentante fiscale in Italia.

Banca dati contro gli affitti in nero

Per contrastare la piaga degli affitti in nero specie nel periodo estivo è prevista la creazione di una banca dati delle strutture ricettive e degli immobili destinati alla locazione breve: ogni struttura riceverà un codice e il proprietario, in presenza di un periodo di affitto, dovrà comunicarlo alla banca dati. Lo stesso codice dovrà essere usato anche dai gestori di portali internet e dagli agenti immobiliari. Per chi non si adegua, sanzioni da 500 a 5mila euro, maggiorate del doppio in caso di reiterazione.

Anche per questa norma però bisognerà attendere un decreto ministeriale per l’entrata in vigore effettiva.

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