Falso parmigiano: bloccati migliaia di sughi con “parmesan”

Dichiaravano “Parmigiano” in etichetta ma in realtà il “parmesan” contenuto non aveva nulla a che vedere con il prestigioso Reggiano Dop. L’Autorità doganale di Genova ha bloccato un carico proveniente dalle Filippine di 7.560 confezioni di sugo – Spaghetti sauce plus Parmesan Cheese a marchio Fiesta – ed ha immediatamente avvertito il Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano Dop che, a seguito di tempestivi controlli, ha accertato “che il prodotto non conteneva affatto Parmigiano Reggiano Dop“.

“Vista la gravità delle violazioni – si legge in una nota del Consorzio – e considerato che analoghi episodi erano già stati contestati in passato dalla società di importazione, il Consorzio ha depositato avanti la  Sezione specializzata in materia di impresa del Tribunale di Milano un ricorso cautelare al fine di ottenere un provvedimento che inibisse alla controparte ogni produzione, promozione, vendita, importazione, esportazione, ivi incluso on line e sui social media, dei prodotti in violazione della Dop nonché ordinasse il loro immediato ritiro dal commercio“.

Tribunale di Milano: “Fermate le importazioni”

Il 18 aprile il Tribunale di Milano ha pienamente accolto le istanze cautelari del Consorzio: “Il giudice – prosegue la nota – espressamente richiamando i principi delineati dalla Corte di Giustizia nel caso Parmesan, ha infatti pienamente condiviso l’illiceità della condotta avversaria, confermando che l’uso del nome Parmesan  sulla confezione contestata evoca la denominazione Parmigiano Reggiano con conseguenze gravemente lesive della reputazione della Dop e del Consorzio e di rilevante potenzialità confusoria per i consumatori. Il giudice ha quindi confermato la violazione della Dop, la contraffazione del marchio Parmesan di titolarità del Consorzio nonché la violazione del decreto legislativo 297/2004 in materia di prodotti trasformati, che impone a chiunque intenda produrre e/o commercializzare un alimento a base di un prodotto Dop di richiedere ed ottenere una preventiva autorizzazione da parte del competente Consorzio di tutela”.